La verità sul Rwanda

Dalla Rassegna stampa

I disordini in corso tra fazioni militari rivali nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) hanno innescato un prevedibile fuoco di fila di allusioni, fughe di notizie pilotate e complete bugie riguardo il ruolo del Rwanda. E’ iniziato con un reportage della Bbc su un presunto rapporto delle Nazioni Unite che si diceva provasse il coinvolgimento del Rwanda, ma non c’era nulla di vero (come la fonte della fuga di notizie ha ammesso pochi giorni dopo).

Come a un segnale, questo è stato seguito da Human Rights Watch, che ha prodotto una serie ancor meno credibile di accuse - compresa la risibile notizia che un ribelle congolese fosse stato visto da un numero imprecisato di testimoni anonimi in un bar sul lato del confine rwandese. Così come per il rapporto delle Nazioni Unite, non c’era uno straccio di prova materiale per dimostrare la cospirazione rwandese - basata su null’altro che testimonianze anonime - ma ha avuto lo stesso una buona copertura mediatica.

Infine, il governo della Rdc ha aggiunto la sua voce, ma ancora una volta non è riuscito a portare alcuna prova al di là di sentito dire. Purtroppo, questo è un copione ben collaudato nella regione ogni volta che i disordini interni nella Rdc rischiano di andare fuori controllo. La Rdc deve aver saputo che tali voci artefatte avrebbero raggiunto un pubblico che era già stato riscaldato dai falsi rapporti delle Nazioni Unite e di Human Rights Watch. Il desiderio in alcuni ambienti di promulgare una narrazione della guerra supera senza colpo ferire l’obbligo di darle una credibilità.

Oltre a doversi difendere da questa ultima tornata di voci esasperanti, il Rwanda è coinvolto nella crisi della Rdc in un altro modo assai concreto. Secondo le ultime stime, più di 12.850 cittadini congolesi hanno attraversato il confine con il Rwanda in seguito al recente scoppio di ostilità. La situazione dei rifugiati, pur tesa e difficile, rimane gestibile grazie alla collaborazione tra la Commissione delle Nazioni Unite per i rifugiati e il governo del Rwanda, insieme al Programma Alimentare Mondiale, all’Organizzazione Mondiale della Sanità, e altri partner. Nel frattempo, molti altri congolesi si sono spostati in altri paesi vicini e all’interno dei confini della Rdc, in fuga dal fin troppo familiare esplodere del conflitto.

Troppi osservatori hanno del tutto dimenticato il ruolo centrale delle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (Fdlr) nel fomentare la pressoché costante crisi nella regione fin dalla fuga nella Rdc dal Rwanda dopo il genocidio del 1994, durante il quale i suoi membri uccisero oltre un milione di persone di etnia Tutsi. E’ stato ampiamente riportato, anche da parte dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, che le Fdlr stanno brutalmente approfittando dei disordini in corso. Le denunce di stupri di massa, saccheggi e massacri nella Rdc per mano di questi genocidari impenitenti echeggiano con agghiacciante familiarità in tutta la regione.

Purtroppo questi orrori del tutto reali a malapena trovano menzione nella recente copertura mediatica, che si è concentrata invece sulle false accuse contro il Rwanda. E Human Rights Watch non è il solo a ignorare le Fdlr, la cui fuga nella Rdc fu quasi agevolata dalla comunità internazionale nel 1994, e che non hanno mai rinunciato a finire ciò che hanno cominciato. Nel suo desiderio di offrire scalpi di alto profilo a L’Aia, la Missione di stabilizzazione dell’Onu nella Rdc (Monusco) ha perso di vista il suo scopo originale, che era quello di disinnescare la minaccia delle Fdlr.

Come l’International Crisis Group ha recentemente osservato, è in gioco la credibilità della missione delle Nazioni Unite, il cui mandato è attualmente sotto esame da parte del Consiglio di Sicurezza. Ben lungi dal garantire la sicurezza, molti nella regione pensano che Monusco si sia rivelata un’influenza destabilizzante - un colosso burocratico concentrato sulla propria sopravvivenza e istituzionalmente motivato a trarre profitto dall’instabilità. Stando così le cose non può svolgere un ruolo costruttivo nella costruzione di una pace e di una prosperità durature.

Il Rwanda non svolge alcun ruolo nelle controversie interne all’esercito congolese. Nella situazione attuale il governo del Rwanda concentrerà i suoi sforzi sull’accoglienza di quanti cercano rifugio nel nostro paese e prenderà le misure necessarie per facilitare il loro ritorno a casa in sicurezza quando sarà il momento. I cittadini del Rwanda e della Rdc hanno sofferto abbastanza a lungo per il conflitto. E’ tempo di raccogliere i frutti di una pace sostenibile: l’espansione delle relazioni transfrontaliere e del commercio, le infrastrutture condivise e una maggiore integrazione economica. Questo è il percorso che abbiamo perseguito dal 2009 - e la gente su entrambi i lati della frontiera ci chiede di non allontanarcene.

*Ministro del Rwanda per gli Affari esteri e la cooperazione

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