Vendola e Bonino: due spine in più per i democratici

Dalla Rassegna stampa

E pensare che all’inizio il Pd non lo voleva mentre ora si parlerà di lui addirittura come futuro leader del centro-sinistra. Se il partito di Pierluigi Bersani oggi può contare su una vittoria extra, rispetto alla riconferma nelle regioni rosse, il merito è di un candidato che il partito voleva mettere da parte. In principio è stato così. Questa volata di Nichi Vendola - che in Puglia prende più voti della sua coalizione - nasce infatti tutta fuori dal recinto Democratico. Anzi, nasce da un braccio di ferro tra il governatore vincente e il partito di Bersani che in Puglia è il partito di Massimo D’Alema. Si potrebbe dire che Vendola fa vincere il centro-sinistra ma, per paradosso, non è una vittoria del Pd. Più o meno stesso copione nel Lazio dove un’altra candidatura outsider si è imposta, prima di tutto sul Pd.
Emma Bonino, infatti, si è auto-candidata e solo quando il suo nome era già in campo il partito di Bersani ha deciso di convergere su di lei. E non senza mille polemiche, il malessere dei cattolici - alcuni hanno abbandonato il partito - e le tensioni anche nell’area ex popolare.
Insomma, a dispetto degli equilibri di apparato è grazie a due candidati extra-Democrat che il Pd è riuscito a vincere una sfida - quella di Vendola che ieri sera era già netta - e a tenere sul filo un’altra regione, il Lazio con la Bonino. Un segnale di debolezza per i Democratici che mostrano tutta la loro difficoltà a cercare, dentro i propri confini, dei "leader" spendibili. Nessuno, fra i candidati governatori di questa tornata elettorale (al netto delle regioni rosse), è riuscita a trainare la coalizione come Vendola’è riuscito a fare in Puglia superando, nei consensi, la coalizione che lo sosteneva. Dunque, si torna al problema di sempre del centro-sinistra: dare la caccia - altrove da sé - a chi può produrre un effetto di trascinamento sulla base della propria leadership. Anche se in queste regionali non è un "Prodi" di turno ad affermarsi ma piuttosto due candidati con profili più "radicali" che moderati.
Non a caso si parla di Vendola come di futuro leader del centro-sinistra. Una voce già circolata che, dopo l’affermazione di ieri, si rafforza. Ma tutto nasce, appunto, al di là delle intenzioni del Pd. Il governatore della Puglia ne è un esempio: non solo perché non è iscritto al Pd - ma guida Sinistra e libertà - ma perché ha auto-imposto la sua candidatura.
E’ lui che ha mandato a monte lo schema di D’Alema non ritirando la sua candidatura e di fatto imponendo le primarie a un Pd che già le aveva accantonate. L’obiettivo dalemiano era di mettere da parte il governatore uscente per promuovere una candidatura - Francesco Boccia di marchio centrista. Insomma, un nuovo nome per fare della Puglia il laboratorio nazionale della nuova alleanza tra Pd e partito di Pier Ferdinando Casini. Operazione non riuscita. La prima vittoria di Vendola contro il Pd è stata allora, con le primarie di febbraio che lo hanno incoronato candidato del centrosinistra vincendo su D’Alema.
E forse anche a questo deve la sua vittoria. Al suo profilo anti-apparato.

© 2010 Il Sole 24Ore. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK