Vendola al Pd: non cederò al virus liberista

Dalla Rassegna stampa

Non è e non sarà mai liberista la sinistra di Nichi Vendola. Ha fatto i conti con il comunismo - al punto che ieri, nella convention di "Sel" al Palatenda di Roma stracolmo (5mila presenti) - il leader può permettersi un ultimo strappo: «Io che ho amato il volto del "Che" dico che libertà e democrazia sono temi che devono valere anche per Cuba, se non ora, quando?». Però libertà non è strizzare l'occhio alle ricette liberiste, a soluzioni di Grande Coalizione post Berlusconi, guidata ad esempio da Monti o da Montezemolo. Un messaggio chiaro al Pd e al suo segretario: «Pier Luigi, perché non ci siano equivoci: cosa c'entrano Monti, Montezemolo? Sul terreno del liberismo non ci avrete mai... mentre credo che noi abbiamo mostrato generosità e anche saggezza, perché ogni volta che si diceva alleanza da Vendola a Fini un pezzetto della pattuglia di Fli tremava e non vorrei che si sia contributo a ripristinare la maggioranza attorno a Berlusconi».
Un "no" all'ipotesi Monti; un sì a coalizioni larghe solo per fare legge elettorale, conflitto d'interessi e sul pluralismo dell'informazione. Rimarca la diversità totale da Grillo.
Un'ora e mezza di discorso appassionato. Una standing ovation dietro l'altra per Vendola che si rivolge ai giovani, in tanti venuti alla kermesse e che lo applaudono quando dice: «Dello scandalo di Ruby vogliamo segnalare quello che ci dice sul destino dei coetanei di Ruby, che non possono tutti mettersi sul marciapiede o andare a palazzo Grazioli per trovare la propria realizzazione esistenziale. Noi siamo stanchi di vivere in un paese così, il peggiore dei paesi...». Sul tema che gli sta a cuore degli omosessuali: «Che sofferenza Berlusconi infliggerebbe a suo figlio se fosse gay».

© 2011 La Repubblica. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK