Vai Obama. Altri quattro anni e oltre

Dalla Rassegna stampa

Tutti confermati i pronostici della vigilia, ma non per questo il risultato è meno storico. In mezzo alla più grande crisi economica dell'ultimo secolo Barack Obama conquista la rielezione. Lo fa costruendo un nuovo blocco elettorale, fondato sull'ascesa delle minoranze, ispanici in particolare, e sul voto femminile. Il presidente si prende il grosso degli swing state: vince in Ohio e in tutto il resto del Midwest, ripagato per il salvataggio dell'industria dell'auto. Il tentativo repubblicano di recuperare almeno il Wisconsin, schierando Paul Ryan come candidato alla vicepresidenza, è fallito miseramente. Obama arriva testa a testa anche in Florida, dove ha sedotto il grosso della minoranza latina (cubani a parte).
Non solo: in tutto il paese i democratici vincono una serie di battaglie fortemente simboliche. I candidati che avevano parlato di "stupro legittimo", i repubblicani Todd Akin e Richard Mourdock, vengono abbandonati dalle elettrici del Gop e sono sconfitti. Candidate liberal come Elizabeth Warren in Massachusetts e Tammy Baldwin in Wisconsin ottengono successi importanti. I referendum sui matrimoni gay in tutto il paese segnano la vittoria della linea sostenuta da Obama.
Ma saranno quattro anni difficili. Il Congresso rimane spaccato in due, con la camera in mano ai repubblicani e il senato gestito da una flebile maggioranza democratica. Si ripeteranno le scene dello scontro tra Casa Bianca e Campidoglio per l'approvazione del budget. Obama ha conquistato un blocco sociale, che si è rivelato maggioritario. Ma l'America rimane divisa in due. Negli stati "rossi" Romney vince di oltre 20 punti percentuali. Situazione speculare negli stati "blu". Due Americhe sempre più lontane. Il lavoro del presidente è ancora lungo.

 

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