Gli Usa e il futuro dei paesi arabi

È perfettamente comprensibile che si sia concentrati su ben altro ma quello che sta accadendo in medio oriente ha un forte valore anche simbolico.
Il regime siriano sembra davvero prossimo alla fine ed è sicuramente un bene. Con esso sparirebbe definitivamente un modello politico che nel dopoguerra era apparso come alternativo alle monarchie più o meno feudali. Il "socialismo " arabo iniziato con la rivoluzione di Nasser in Egitto era approdato a Bagdad e Damasco nella sua versione baathista e aveva poi steso la sua ipoteca politica sui palestinesi, svelandosi però come un sistema altrettanto feroce delle monarchie. Col nuovo millennio questo scenario è comunque saltato, e molto ha contribuito l'invasione dell'Iraq voluta dagli Usa. Quanto l'esito finora più clamoroso della primavera araba, ovvero la caduta del regime di Mubarak, sia figlio del discorso di Obama all'università del Cairo è una domanda che forse non è inutile porsi.
Però il regime egiziano è entrato in crisi, oltre che per cause interne, anche per l'impatto dell'intervento Usa in Iraq. Resta il fatto che la fine dell'ideologia panaraba nasseriana ha prodotto la sempre più pesante ipoteca iraniana sui palestinesi, il Libano e la stessa Siria. La conseguente reazione saudita configura uno scontro fra due blocchi fondamentalisti e reazionari. In mezzo, fragilissime, le istanze democratiche delle rivoluzioni di primavera. Un quadro che nasce dall'incoscienza occidentale.
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