Uno spiraglio per Cristian, cade l'accusa di pirateria

Dalla Rassegna stampa

Si apre uno spiraglio per Cristian, l’attivista napoletano di Greenpeace arrestato durante una manifestazione in acque territoriali russe e attualmente ancora in carcere. Ieri la magistratura russa ha fatto cadere le accuse di pirateria contro gli attivisti di Greenpeace che hanno dato l’assalto a una piattaforma petrolifera nell’Artico, sostituendole con accuse meno gravi di teppismo. Potrebbe così diventare più concreta la possibilità di una scarcerazione anche se non sarà nè facile nè immediata.

Appena la settimana scorsa i genitori di Cristian D’Alessandro avevano incontrato a Napoli il ministro degli esteri Emma Bonino, che si trovava in città per partecipare al convegno dei Giovani di Confindustria. «Abbiamo avuto un’impressione positiva», aveva detto Aristide, il padre di Cristian. «Non abbiamo motivo di dubitare che il governo italiano e quello russo stiano lavorando». Il ministro aveva chiesto di mantenere il più stretto riserbo». La madre di Cristian, Raffaela Ruggiero, «tranquillizzata» dall’incontro con Bonino attende ora insieme al marito e a tutta la famiglia che arrivino altre buone notizie dalla Russia. Proprio ieri, nel rifiutare il procedimento arbitrale chiesto dall’Olanda sul caso della nave Arctic Sunrise, il ministero degli Esteri aveva lanciato un segnale di apertura, sottolineando che Mosca «resta aperta ad una soluzione della vicenda». Era stato lo stesso leader del Cremlino Vladimir Putin ad ammettere per primo che i 30 attivisti di Greenpeace «non sono pirati». L’accusa di pirateria è punibile sino a 15 anni di carcere, quella di teppismo prevede invece pene molto meno severe.

Nelle ultime settimane era cresciuta la mobilitazione e la pressione internazionale per la liberazione dei militanti dell’associazione ambientalista. Ma per gli attivisti di Artic 30 la retromarcia russa è solo parziale e inadeguata. «Non sono teppisti tanto quanto pirati, questa accusa è largamente sproporzionata, che prevede fino a 7 anni di carcere», si legge nel comunicato pubblicato da Greenpeace. L’accusa di teppismo «rappresenta null’altro che una aggressione al principio di protesta pacifica». «Contesteremo le accuse così come abbiamo fatto con quelle di pirateria. Si tratta di accuse fantasiose che non hanno alcun legame con la realtà». Gli investigatori hanno annunciato «che potrebbero accusare qualche attivista di resistenza con la forza a pubblico ufficiale, reato che prevede fino a 10 anni di carcere», prosegue Chuprov, tornando a chiedere la «liberazione immediata» degli attivisti in carcere.

 

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