Articolo di Lorenzo Fuccaro pubblicato su Corriere della Sera, il 31/08/10
La questione elettorale torna a fare discutere. Non soltanto perché proseguono le adesioni bípartisan all'appello per un ritorno all'uninominale pubblicato dal Corriere - ieri si sono aggiunte quelle della senatrice del Pd Maria Pia Garavaglia e del deputato del Pdl Mario Pepe - ma anche perché il dibattito sul meccanismo con il quale si scelgono le persone da mandare in Parlamento si intreccia con la dialettica politica. E se dal campo del centrodestra emerge una forte ostilità all'idea stessa che si possa rivedere il sistema di voto perché si dice che L'attuale ha funzionato benissimo, tra le opposizioni le idee in proposito sono assai variegate.
L'ex ministro degli Esteri, Massimo D'Alema (Pd), in un colloquio con Repubblica, rilancia il modello tedesco basato sul proporzionale con lo sbarramento. Opzione che non convince affatto la radicale Emma Bonino. D'Alema, obietta il vicepresidente del Senato, «sostiene un sistema alternativo a quello che proponiamo noi perché comporterebbe alleanze post elettorali, così come vogliono l'Udc e l'estrema sinistra..Sono posizioni che esistono ed è giusto che vengano allo scoperto». Un altro esponente della sinistra, l'ex senatore diessino Stefano Passigli argomenta invece che le opzioni possibili sono più d'una «L'uninominale - osserva -è compatibile sia con il proporzionale tedesco sia con maggioritario a doppio turno francese. Se quanto si cerca è la governabilità e la democrazia si scelga dunque tra questi due sistemi e non si glorifichi il Mattarellum che può forse servire ad alchimie interne ai due schieramenti, ma non alla stabilità ed efficienza del sistema».
Augusto Barbera, già parlamentare del Pds ed esponente del movimento referendario negli anni Novanta oltre che autorevole costituzionalista, da un lato apprezza e sottoscrive l'appello per l'uninominale ma dall'altro si mostra assai scettico sull'esito della discussione avviata, convinto com'è che sarà difficile raggiungere l'obiettivo fissato. «Si devono realizzare una serie di condizioni - afferma - ci deve essere una crisi dell'attuale governo, deve nascere un nuovo esecutivo con lo scopo di rifare la legge elettorale. Ma qui sorge un dubbio: la nuova maggioranza avrà una visione unitaria? Allo stato attuale devo ammettere che non la scorgo. Non mi pare, infatti, che nel Pd ci sia una grande voglia di andare verso un rafforzamento del bipolarismo».
Insomma di fronte a questa polifonia gli uomini della maggioranza fanno muro. «Non è una priorità non la cambieremo», osserva il ministro Gianfranco Rotondi. «Si vuole surrogare con la manovra politica e con la modifica della legge elettorale la debolezza politica e sociale del Pd rispetto all'azione di governo», obietta il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto. «Riformare il sistema di voto senza prima modificare la Carta non è pensabile, e sarebbe tempo perso», scolpisce Francesco Nucara.
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