Unificare i servizi segreti

La giornata si era aperta per Francesco Rutelli all'insegna di una ambiziosa proposta di riforma di un delicato settore statale, i servizi segreti. Poi le indiscrezioni sui versamenti dell'ex tesoriere della Margherita lo hanno costretto a mutare agenda. Non è impossibile però che qualcun altro raccolga il testimone, visto che ciclicamente riaffiora l'idea di un unico servizio di "intelligente" e oggi l'attualità può suggerire di porre mano a modifiche in materia.
La storia è vecchia. La struttura unica venne superata nel 1977 dopo le poco commendevoli vicende del Sid, struttura inaugurata alla fine degli sessanta in seguito allo scandalo Sifar. Cossiga, allora presidente del Consiglio, teorizzò un po' cinicamente che due strutture erano meglio di una perché almeno si sarebbero controllate a vicenda. Non è andata proprio così. Scandali e deviazioni non sono finiti, dalla P2 al caso Pollari. Oggi però si riparla di servizio unico per un motivo squisitamente politico: il governo tecnico non si è dotato di un sottosegretario delegato all'intelligente e manca un interfaccia con Palazzo Chigi. Logico parrebbe valorizzare la figura del capo del coordinamento fra le due strutture operative, che già esiste nella persona del prefetto Gianni De Gennaro, di cui potrebbero essere potenziati i compiti. E da lì all'unificazione dei servizi il passo potrebbe essere breve. Ammesso che il governo con la sua eterogenea maggioranza ne abbia voglia e possibilità.
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