Unicredit post Profumo al tagliando con i conti da rifare

In quale stato Unicredit si presenterà al nuovo amministratore delegato che il consiglio di amministrazione sta cercando al posto di Alessandro Profumo? L'ultimo autoscatto risale al 9 settembre, quando nessuno ancora pensava a un esito traumatico delle tensioni. Si tratta di un report di 82 pagine consegnato ai sindacati per giustificare la riduzione di 4700 posti in Italia in aggiunta ai 2500 ancora da tagliare in seguito agli accordi su Capitalia.
È la confessione di un problema: «Unicredit si trova sotto pressione nel mercato italiano sia sul versante della profittabilità sia sul versante dell'efficienza. Inoltre il costo del rischio resta su livelli decisamente elevati sia in termini assoluti sia in termini relativi ai concorrenti sul mercato domestico». Le cifre: nel primo semestre 2010, il rapporto tra i ricavi e il totale degli attivi ponderati per il rischio cala, rispetto
al primo semestre 2009, dal 7,51% al 7,12%; il rapporto tra costi operativi e ricavi sale dal 58 al 64%; il costo del rischio da 177 punti base a 214. Il margine operativo lordo italiano - meno ricavi, più accantonamenti a fondi rischi - crolla da 803 milioni a 13. Per questo, prevedendo tassi minimi, e dunque bassi margini, e una domanda di credito in flessione, il bilancio si fa con i 422 milioni di risparmi, a regime, sul costo del lavoro.
al primo semestre 2009, dal 7,51% al 7,12%; il rapporto tra costi operativi e ricavi sale dal 58 al 64%; il costo del rischio da 177 punti base a 214. Il margine operativo lordo italiano - meno ricavi, più accantonamenti a fondi rischi - crolla da 803 milioni a 13. Per questo, prevedendo tassi minimi, e dunque bassi margini, e una domanda di credito in flessione, il bilancio si fa con i 422 milioni di risparmi, a regime, sul costo del lavoro.
Il capo del personale, Rino Piazzolla, che chiama «efficientamento» cancellare i posti di lavoro, riconosce che il «posizionamento competitivo di Unicredit sul mercato italiano è andato progressivamente deteriorandosi da due anni. Alla fine del primo trimestre 2010, il rendimento dell'attivo del gruppo era tra i più bassi rispetto ai principali gruppi bancari italiani». Tra le molte sfide, significativa quella sui depositi nel Nord Est. Dal 2004 al 2009 la quota di mercato di Unicredit è salita di un punto, quelle delle altre banche nazionali (sulla cui performance media pesa la crisi di Antonveneta) perdono 21 punti, mentre le banche provinciali guadagna no il 13%. Se il mercato è fatto dai clienti, il mercato dice che il gigantismo non è troppo gradito. La banca unica farà la svolta?
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