Una transizione cruciale

La Cina è un Paese superstizioso. E così per inaugurare una nuova era politica nazionale meglio partire col piede giusto. O meglio, con il numero giusto: l'8, simbolo assoluto di prosperità e fortuna. Giovedì 8 novembre si apriranno i lavori del XVIII Congresso del Partito comunista cinese.
Seguendo una liturgia (non scritta) sperimentata con successo dagli anni 90 dopo l'uscita di scena di Deng Xiaoping, la riunione quinquennale della leadership cinese dovrà mettere i sigilli a una cruciale transizione di potere.
Una transizione resa a sorpresa più incerta da un fatto inconsueto nella vita politica del Dragone: lo scandalo che ha travolto Bo Xilai, uno dei principali candidati al Comitato permanente del Politburo, espulso qualche settimana fa dal Partito a seguito di un'oscura vicenda dal sapore di giallo internazionale. Il conclave rosso, in sostanza, manderà in pensione la Quarta generazione di comunisti cinesi, la stessa che dieci anni fa salì sul ponte di comando di Pechino pensionando a sua volta la Terza.
Salvo terremoti dell'ultima ora, i due uomini di punta della Quinta generazione destinati a guidare la superpotenza asiatica per i prossimi dieci anni saranno Xi Jinping, che diventerà segretario del Partito e presidente della Repubblica al posto di Hu Jintao, e Li Keqiang, che raccoglierà da Wen Jiabao il testimone di premier.Ma il Congresso avrà un altro compito altrettanto importante: mettere a punto l'agenda delle riforme da realizzare nei prossimi anni. La lista delle cose da fare è lunga e composita. Sul piano economico, la nuova classe dirigente cinese avrà di fronte due grandi sfide.
La prima: trasformare un sistema ancora fortemente export oriented in un sistema più incentrato sulla domanda interna, in particolare sui consumi. La seconda, più difficile e coraggiosa: rompere i grandi monopoli pubblici e semi-pubblici per liberare maggiori risorse a favore del settore privato.
Sul piano politico, un decennio è lungo. E vista la velocità delle dinamiche cinesi può diventare addirittura un'eternità. Ecco perché, presto o tardi durante il suo mandato, la futura leadership cinese dovrà mettere mano a riforme in grado di rispondere alle istanze crescenti all'interno della società cinese. Una società che, da più parti, chiede di potersi esprimere più liberamente, di partecipare alle scelte collettive, di essere meglio rappresentata.
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