Una quota dell'Irpef per pagare i deputati

Dalla Rassegna stampa

Monti ha ottenuto un grande successo in Europa. Ma c'è il rischio che il suo ottimo lavoro venga vanificato tra sei mesi, spazzato via dall'onda dell'antipolitica. La presenza quotidiana su ogni media di storie di sprechi e prevaricazioni della politica fa perdere più consensi di quanti non ne guadagni il sottile e meritorio lavoro del Governo su tanti altri temi.

Si dice spesso che ci sono altre priorità, e che bisogna stare attenti a non cedere al populismo e alla demagogia.
Ma non c'è ragione al mondo per cui si debbano pagare 16mila euro al mese a un consigliere regionale, che si chiami Minetti o Einstein. Se si mettono 630 persone in un'aula il risultato è la confusione, che sia un parlamento o un'assemblea di condominio; gli Usa hanno cinque volte la nostra popolazione ma un terzo dei nostri senatori.
In effetti, c'è una sensazione assai diffusa che il governo non si sia impegnato su questo fronte come su altri. È una sensazione con qualche fondamento. Ecco alcune proposte concrete per ridurre i costi della politica, aumentarne la trasparenza e tentare di aggirare i problemi di costituzionalità.

Le remunerazioni dei membri del parlamento e del governo nazionali vengono pagate con una specifica voce della dichiarazione Irpef (un "x per mille per la politica nazionale"), purché sia sopra un certo minimo e sotto un certo massimo. Se in un anno le entrate dall'x per mille eccedono il massimo, vengono messe in un fondo precauzionale; se sono sotto il minimo, vengono integrate dai risparmi del fondo precauzionale o, in caso di incapienza di questo, dalla fiscalità generale. Questa procedura ha numerosi vantaggi.
1. Rende i costi della politica più trasparenti; ogni cittadino vede quanto paga per mantenere esecutivo e legislativo ogni volta che fa la dichiarazione dei redditi. Se parlamento o governo innalzano l'aliquota dall'x all'x+1 per mille, la cosa risulta immediatamente evidente e gli autori ne sopportano i costi politici.

2. Fornisce gli incentivi giusti a diminuire il numero dei parlamentari, dei ministri e dei sottosegretari: più piccoli sono il parlamento e il governo, maggiore è il compenso di ciascuno dei loro membri (ovviamente, si potrà stabilire anche un tetto al numero totale e al compenso di ciascuno).

3. Collega i compensi dei politici con la situazione economica del Paese: quando il Pil cresce, crescono il ricavato dell'x per mille e i compensi dei politici, e l'opposto in periodi di crisi. Questo avvicina i politici alla situazione di gran parte della popolazione.
4. Per lo stesso motivo, incentiva i politici ad adottare le misure migliori per l'economia del Paese.

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