Una piccola speranza

I bambini nascono quando vogliono loro, non quando decidiamo noi. E sanno il perché, anche se non ce lo dicono. Yeabsera, ad esempio, ha deciso di fare capolino al mondo non in quel tragico luogo di transito che è la Libia in questi giorni.
Non in un punto imprecisato di quelle migliaia di chilometri fatti di steppe, deserti, montagne, fame e sete e paura, che separa l'Etiopia dalle coste del Mediterraneo e che suo padre e sua madre hanno percorso in una fuga inimmaginabile, eppure vera. Macché: Yeabsera ha deciso di nascere sul barcone che trasportava quei due giovani profughi verso una specie di salvezza, una chimera lontana eppure, forse, vera quanto il loro quasi impensabile cammino. E così, il primo pezzo di terra che Yeabsera ha incontrato nella vita è stata l'isola di Lampedusa: un congestionato puntino nel mare.
Eppure, in quel caos che è l'isola di questi giorni, in quell'emergenza cronica di barche, stranieri e ordinanze, malgrado i lampedusiani non si sentano comprensibilmente in vena di accogliere gli immigrati con danze e cocktail di benvenuto (smarriti gli uni, smarriti gli altri), malgrado il crescente sovraffollamento, ad accogliere Yeabsera sul molo c'erano le donne del paese con vestitini, panni e biberon.
E così, anche se Lampedusa in questi giorni assomiglia più a un campo profughi che a una chimera come quella che papà e mamma inseguivano sin dal Corno d'Africa, per Yeabsera l'isola dev'essere sembrata una specie di paradiso terrestre, pieno di regali e sguardi per lui. A ben pensarci, lui ha fatto quello che tutti i bambini sanno fare, ciascuno a suo modo: ha deciso di nascere al momento giusto, anche se a noi adulti non sembra tale e crediamo che un moderno ospedale sia meglio di un barcone. Ma aveva ragione lui, perché contava su qualcosa che noi adulti ci siamo un po' dimenticati. E cioè che ogni nascita è qualcosa di grande e meravigliosamente incomprensibile. Perché al di là della solidarietà e di un salutare appello al bene di cui (talvolta) l'uomo (soprattutto nel senso di donna) è capace, un bambino che nasce muove dentro di noi (uomini e donne) qualcosa che non sappiamo bene dove stia, a mezza strada fra il cuore e le viscere. E questa cosa che si muove lì dentro, risvegliando meccanismi magari arrugginiti, mettendo da parte per un attimo tutti gli altri sentimenti - e risentimenti -, ci spinge a fare cose. Come aprire un armadio e tirare fuori un bavaglino, magari ingiallito dal tempo e da vecchie macchie di latte. E correre a portarlo a una giovane donna che chissà come ha vissuto sino ad oggi, anzi ieri quando ha partorito in mezzo al Canale di Sicilia, a bordo di un barcone pieno di gente. Buona vita a te, Yeabsera, e a chi te l'ha data, questa vita strana e bella cui le donne di Lampedusa hanno dato il benvenuto.
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