Una pace di interesse pensando alle regionali e alle inchieste del premier

Dalla Rassegna stampa

Definire positivo l’incontro di ieri perché Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini hanno stipulato una sorta di patto di consultazione sa di paradosso. Rischia di fotografare più le distanze che la ripresa della collaborazione, per quanto guardinga e da consolidare, tra fondatore e cofondatore del Pdl. L’idea che esponenti di vertice di una stessa coalizione debbano promettere di vedersi più spesso dice quanto i percorsi del presidente del Consiglio e della Camera si fossero allontanati; e quanto in parte lo siano ancora. L’accenno ai «danni del fuoco amico», fatto dagli esponenti del centrodestra presenti alle due ore di colloquio, confermano le ferite provocate dalla guerra civile di carta alimentata dai giornali vicini al Pdl.

Ma la sensazione è che nonostante le tossine accumulate in questi mesi, e riemerse nel pranzo a Montecitorio, Berlusconi e Fini sappiano di dover tentare una tregua; e non soltanto perché c’è la campagna elettorale per le regionali. Anche l’allusione al «fuoco amico» è un modo indiretto per concordare l’archiviazione dello scontro fra palazzo Chigi e terza carica dello Stato. Con uno snodo delicato e fondamentale, nella strategia berlusconiana: l’esito parlamentare della legge sul «processo breve». Per il capo del governo, la disponibilità di Fini a non intralciarla, seppure fra qualche dubbio residuo, sarebbe la prova che i distinguo e le critiche seminati da mesi nei confronti del governo non erano atti di sabotaggio.
Su questo punto, sembra che alla fine le preoccupazioni dei due interlocutori, scortati dal sottosegretario Gianni Letta e da Ignazio La Russa e Italo Bocchino, si siano avvicinate più del previsto. La tesi secondo la quale Fini ha sempre e solo voluto rivendicare l’autonomia della Camera davanti al governo, è stata accettata dal premier anche perché preluderebbe ad un compromesso sul «processo breve». In realtà, commenti sull’esito del colloquio variano leggermente fra gli ex di An ed i berlusconiani. I primi appaiono cauti, non vogliono dare l’impressione che dopo settimane di scontri sia esplosa una pace sospetta: quella che fa parlare di «inciucio» ad Antonio Di Pietro.

Gli altri, invece, concordano sulla versione di una colazione interlocutoria ma non esitano a definirla positiva. «Si è ripresa una strada comune», sostiene il ministro Sandro Bondi, «anche se è giusto non dare tutto per risolto». È una prudenza obbligata, viste le polemiche che accompagnano il percorso parlamentare della riforma della giustizia; le tensioni con la magistratura, che col Consiglio superiore ha aperto un fascicolo dopo le accuse di Berlusconi ai pubblici ministeri che lo processano; e qualche differenza di vedute sull’alleanza con l’Udc. Il premier è irritato dalla «strategia dei due forni» dei centristi. «Quelli mi hanno stufato», avrebbe detto al presidente della Camera. «Pensano di allearsi con noi solo dove si vince? Allora basta intese con loro». Fini, invece, appare più attento a non rompere con il partito di Pier Ferdinando Casini in vista delle regionali. Nel Lazio, ritiene che la candidata del Pdl, la sindacalista Renata Polverini, possa vincere se rimane alleata dell’Udc.

Nelle file berlusconiane, tuttavia, c’è qualche malumore non solo su Casini, ma sulla scelta della stessa Polverini, sebbene Fini condivida le perplessità del premier sulla politica dei «due forni». Non è chiaro se la tregua dei vertici del Pdl reggerà. Ma l’incontro potrebbe implicare qualcosa di più di una riconciliazione forzata fra Berlusconi e Fini: magari il tramonto di una lunga offensiva partita dall’interno della maggioranza oltre che dal centrosinistra, che a tratti ha mostrato il governo in bilico. Il pranzo con Fini, percepito dall’opposizione come sponda contro Berlusconi, simboleggia la crisi di questa strategia. In realtà, la manovra si era bloccata già il 13 dicembre a Milano, appena la statuetta del Duomo lanciata da uno squilibrato ha colpito in faccia il premier. Non significa che nel Pdl le polemiche scompariranno. Ma cambia lo sfondo nel quale si inseriscono.

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