Una misura per l'ambiente

E’ evidente che Copenaghen sarà solo una tappa di un percorso che richiederà tempo, un tempo lento ma comunque inesorabile. E se in vista del vertice di dicembre, Cina e Usa dicono di volersi impegnare affinché sia raggiunto un accordo politico sul taglio di emissioni ma rimandano a un momento successivo la definizione di accordi operativi, si apre la possibilità per l’Europa di assumere una piena leadership sul clima e lo sviluppo sostenibile. L’Europa può farlo ponendo un limite temporale per il raggiungimento di un accordo di ulteriore riduzione di CO2 post Kyoto (per ora sfumato), in assenza del quale preannunciare l’imposizione di dazi ecologici sui beni importati dai Paesi che non s’impegnano. Ciò richiede una tenuta interna, se non un rafforzamento del pacchetto 20-20-20 a partire da un forte impegno per l’efficienza energetica con la trasformazione in obbligo di quello che è oggi un mero obiettivo non vincolante e con la capacità di assumere una posizione comune su un livello minimo di tassazione sulle emissioni di CO2 da applicare a tutti i soggetti esclusi dal sistema Ets. Orientare consumo e produzione verso un modello sostenibile è possibile e può avvenire, penso al nostro Paese, senza ulteriori oneri per il bilancio statale attraverso una tassazione maggiorata dei comportamenti in base alle emissioni generate con l’opportunità di detassare il lavoro. Il fatto che Cina e Usa, Paesi che con l’India sono responsabili di oltre il 50% delle emissioni, non sono ora nelle condizioni di impegnarsi potrebbe diventare per l’Europa l’occasione per migliorare la propria competitività in questo settore, che significa rafforzare l’idea e il progetto stesso di Europa federale. Certo, la minaccia di imporre dazi ecologici sui beni importati dai Paesi che non s’impegnano nella riduzione delle emissioni potrebbe destare il sospetto di una contrarietà ai principi dell’Organizzazione mondiale del commercio. Ma non è così perché in base al regolamento dell’Omc una simile tassa sarebbe ammissibile laddove il gettito fosse vincolato al cofinanziamento di investimenti volti alla riduzione del consumo di risorse ambientali nel Paese produttore del bene tassato. Si tratta di promuovere una pedagogia mondiale su questi temi ampiamente discussi nelle pagine di giornali, rispetto ai quali, però, resta del tutto oscura quella che sarà la posizione dell’Italia.
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