Una manovra fatta pensando alla legge elettorale

Dalla Rassegna stampa

Deluso dalle reazioni scettiche di lunedì sera al suo annuncio - via Alfano - di una possibile rinuncia a candidarsi a premier per ottenere un ritorno del centrodestra all’unità, Berlusconi ieri mattina ha rilanciato, dicendo che se tutti i moderati, che in Italia sono la maggioranza, torneranno ad essere uniti, il loro leader potrebbe essere Monti. Un candidato da non mettere certo sulla scheda elettorale, vista la nota ritrosia del presidente del consiglio ad assumere posizioni di parte; ma da spingere egualmente verso il bis nel 2013.

 

Anche in questo caso tuttavia le reazioni degli interessati sono state scettiche. La più garbata è stata quella di Montezemolo che ha definito l’annuncio del ritiro del Cavaliere “un atto di responsabilità”. Casini e Fini hanno mantenuto le distanze, anche perchè la svolta di Berlusconi ha un evidente contenuto tattico. Più che alla premiership e al governo del dopo-elezioni, per i quali ancora molta acqua deve passare sotto i ponti, Berlusconi infatti pensa alle prossime votazioni sulla legge elettorale in programma al Senato. Già solo se la Lega si decidesse a votare con il suo vecchio alleato, la proposta del Pdl a Palazzo Madama potrebbe contare su una maggioranza ed essere approvata. E se Casini e l’Udc dovessero fare una minima apertura, magari in cambio di un ritorno alle preferenze, o per dare un segnale al Pd, si creerebbe un fatto politico difficile da affrontare per il centrosinistra, perchè alla Camera, successivamente, sarebbe assai complicato per Bersani affossare la riforma e presentarsi come l’unico difensore del Porcellum.

 

Ci riuscirà? La mossa di Berlusconi che non ha scaldato i cuori dei moderati, potrà invece favorire il disgelo in materia elettorale? E’ ancora presto per dirlo. La sensazione è che Casini e gli altri interlocutori centristi aspettino di capire, non solo se l’ipotesi del ritiro di Berlusconi è credibile, ma se, una volta compiuto il primo passo, il Cavaliere è disposto a farne un secondo, rinunciando, oltre che alla corsa per la premiership, anche alla candidatura per il Parlamento. In questo caso, al momento improbabile, oltre che con i suoi ex-alleati, Berlusconi dovrebbe vedersela con le diverse anime del suo partito: diviso già tra chi considera l’uscita di scena del Cavaliere come una diserzione, e chi invece vorrebbe già preparare le primarie per la successione.

 

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