Una cornice politica per il premier

Dalla Rassegna stampa

Non c'è dubbio che, se accettasse di candidarsi, Mario Monti risolverebbe i problemi di quei politici che si preparano alle elezioni senza sapere con precisione cosa accadrà dopo. Non sarebbe strano se questo accadesse (senza dimenticare che l'attuale premier è già senatore a vita).

Al contrario, sarebbe un modo lineare e trasparente per risolvere il rebus di questo autunno: come garantire una "continuità" autentica e non retorica con la vocazione europea dell'attuale governo, come rassicurare le capitali, nonché gli organismi dell'Unione, circa il rispetto degli impegni contratti. Ma allo stato delle cose, lo sappiamo, la discussione è oziosa. Monti non ha oggi alcuna intenzione di dare una mano alle forze politiche che si dibattono alla ricerca di una leadership credibile che non c'è. Nessuno degli attuali capi-partito che si preparano alla corsa elettorale è in grado di interloquire con l'Europa con un'autorevolezza paragonabile a quella dell'attuale presidente del Consiglio. Per cui è giusto richiamarsi alla democrazia, fondata sul voto popolare, ma non c'è chi non veda la strettoia che si prospetta.
Il premier, lo abbiamo detto, non ha voglia di togliere le castagne dal fuoco ai partiti. Addirittura ha tirato una stoccata all'unico personaggio che lo sostiene a spada tratta: Casini dell'Udc. Lo ha fatto ricordando con una punta di perfidia che fu proprio Casini nel 2004 a impedire la sua conferma come commissario Ue. Berlusconi, allora presidente del Consiglio, era favorevole, ma fu bloccato dalla richiesta dell'Udc di sistemare su quella poltrona Rocco Buttiglione.

È la verità storica, ma è anche la prova che Monti non vuole apparire troppo vicino al partito casiniano, quasi fosse interessato alle manovre che si sviluppano da quelle parti.
Peraltro non si può dire che il presidente del Consiglio sia estraneo alla dinamica politica. A ben vedere, nulla di ciò che egli va ripetendo chiude davvero la porta a futuri incarichi. In fondo, cosa ha detto Monti? Che il suo mandato "tecnico" termina ad aprile, scadenza naturale della legislatura. Il che è perfettamente vero. Non avremo un altro governo "tecnico" nel prossimo Parlamento. Si tornerà di necessità (e per fortuna) agli esecutivi fondati su una base politica e quindi alle coalizioni sostenute dai numeri elettorali. Ma nulla vieta di prevedere che il futuro governo sia ancora affidato a Monti, purché si possa e si voglia costruirgli intorno una solida cornice. Quindi ministri politici, ma soprattutto un programma meglio definito: provvedimenti per la crescita economica, ulteriori riforme e anche maggiori tagli alla macchina dello Stato.

In sostanza, quei punti su cui l'esecutivo dei tecnici si è mosso con maggiore difficoltà, non solo per il vincolo europeo, ma anche perché è stato frenato dai partiti della non-maggioranza. Una volta rilegittimati dal voto, ci si potrebbe aspettare (con molto ottimismo) che quegli stessi partiti siano pronti ad assumersi maggiori responsabilità. La quadratura del cerchio sarebbe dunque nelle cose: Monti a Palazzo Chigi alla guida di un governo fondato su una chiara maggioranza politica, magari una grande coalizione oppure un centrosinistra ben equilibrato. Gli aiuti internazionali che oggi non sono necessari, potrebbero diventarlo l'anno prossimo. Ed è difficile credere che un governo guidato da un capo-partito sia in grado di negoziare meglio di Monti le eventuali condizioni che saranno richieste all'Italia. Del resto, che certe scelte politiche nazionali ormai si facciano con il concorso determinante di Bruxelles è evidente a tutti. Forse è per questo che il premier compie atti molto politici. Che cosa è se non vera politica il convegno europeo contro il "populismo" che si terrà a Roma l'anno prossimo? È un modo di stare nell'attualità, ma con un approccio tutto europeo. Lasciando in retroguardia i partiti con le loro nevrosi.

© 2012 Il Sole 24 Ore. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK

Ti potrebbe interessare anche:

 Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e del tesoriere Michele Capano Salutiamo che per la prima volta un presidente del Consiglio parli di "referendum act", come ha fatto oggi Matteo Renzi: cioè di una proposta complessiva di riforma dell'istituto...
 Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e del tesoriere Michele Capano   Solo superando le norme "medievali" che ostacolano la raccolta delle firme, la riforma costituzionale amplierà la partecipazione popolare come afferma il presidente...
"Di fronte a un flusso di migranti ormai costante da oltre due anni, le istituzioni e il territorio milanesi hanno deciso di intervenire tempestivamente per assicurare un'accoglienza dignitosa a migliaia di persone e garantire al tempo stesso una gestione ordinata all'intera città" così il...