Una buona serata

Non solo un programma televisivo, non solo una manifestazione. Un fatto politico che rompe un ordine simbolico. Questa sera gli italiani torneranno utenti di un servizio pubblico di cui si è persa memoria, saranno protagonisti di una scelta che sconfina dal palinsesto e scompiglia i riti della politica. Centocinquanta piazze collegate, una catena di emittenti locali, internet, circoli dell’associazionismo consentiranno al paese di collegarsi a un evento che bucherà la censura berlusconiana della comunicazione. Raiperunanotte, l’esperimento culturale di Michele Santoro, illumina il buco nero dell’informazione in Italia, rilanciando, in queste ultime ore di campagna elettorale, il dibattito sul ruolo dell’opinione pubblica nella battaglia contro lo snervamento della democrazia.
La serata al Paladozza di Bologna, autofinanziata (è politica nuova anche chi paga e perché), dimostrerà in concreto la possibilità di rompere la gabbia asfissiante di una Rai oscurata e ridotta, per responsabilità bipartisan, a sconfinata banlieue berlusconiana. Assisteremo cioè al paradosso di abbonati Rai che per vedere un programma superstite del servizio pubblico dovranno sintonizzarsi su mille canali diversi. Effettivamente. è il primo sciopero bianco del telespettatore. Un capolavoro del direttore generale Mauro Masi e dei consiglieri di centrodestra, il governo «signorsì» della Rai. Ma anche un boomerang lanciato da Silvio Berlusconi contro se stesso, testimonianza (non l’unica, sicuramente la più eloquente) di una perduta padronanza dei meccanismi della comunicazione.
Senza argini, il capo del governo dilaga nei telegiornali, nei programmi casalinghi del mattino, davanti alle telecamere di "Buongiorno Telelombardia", dove rivendica il delitto di censura, ai suoi occhi «non solo legittimo, ma doveroso». Nonostante l’inondazione di spot a pagamento sulle tv locali, nel 2010 l’editto bulgaro fa acqua perché gli esiliati questa sera parleranno ugualmente a un grande pubblico.
Quando si entra nel campo della televisione, dell’informazione, dell’opinione pubblica pesa come piombo l’inadeguatezza intellettuale della sinistra, l’opportunismo dei suoi dirigenti, contagiati da un berlusconismo di ritorno riassumibile con la famosa frase di D’Alema, ripetuta qualche giorno fa: non leggete i giornali guardate la tv. Una sinistra cieca e indifferente di fronte al dilagante analfabetismo (il 70 per cento, secondo il professor De Mauro), una peste tutta italiana, come direbbe Pannella, che impone a qualunque alternativa in cerca di idee e credibilità, di mettere all’ordine del giorno la ricostruzione di una cultura di base, strappata alla scuola e oggi esclusivo appannaggio della tv commerciale.
E’ dovuto scattare il black-out perché Bersani si convincesse della centralità dell’informazione nell’agenda del Pd.
A tre giorni dalla chiusura della campagna elettorale, i cittadini di sinistra, che dalla manifestazione del 3 ottobre a piazza Navona a questa vigilia del voto regionale, non hanno smesso di protestare nelle piazze, si ritroveranno in uno scenario già postberlusconiano.
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