Una bella grana quella degli immigrati

Dalla Rassegna stampa

Su Lampedusa, in prima battuta, e sulla vicenda dei profughi, in seconda, la Lega rischia. La titolarità dell'Interno in capo a Roberto Maroni, la collocazione in primo piano dei problemi dell'immigrazione attuata dalla Lega, la facile presa delle immagini delle carrette nel mare, mettono il partito di Bossi in difficoltà. È probabile che la gente normale non la pensi come il capo dello Stato, il quale ammonisce di non far ricorso a soluzioni sbrigative, o come esponenti democratici e radicali, i quali, da giorni, asseriscono che non ci sono esodi di vaste dimensioni e che il problema di alcune migliaia di sfollati (così li definiscono) sia risolubile da un grande Paese.
La gente comune, invece, condivide verosimilmente le posizioni non sono soltanto della Lega, ma altresì dell'Udc e del Pdl: i clandestini siano presto rimandati ai Paesi di provenienza. Quanto a chi scappa dal teatro bellico, vogliamo azzardare un'ipotesi, poco umanitaria ma realistica: la maggioranza pensa che si dovrebbe fare come la Svizzera o altri Stati nel corso della seconda guerra mondiale, vale a dire una politica di chiusura e respingimenti. Si sa bene che le convenzioni internazionali non lo consentono, ma, di fronte all'arrivo di decine di migliaia di rifugiati, la tentazione potrebbe essere proprio quella: tornatevene donde venite. Ed è inutile negare l'evidenza: quando si passa agli aspetti concreti, ossia all'ospitalità, Regioni e Comuni (specie quelli gestiti dai partiti, a parole, più generosi) accampano pretesti di ogni tipo. Le azioni umanitarie si lasciano volentieri agli altri: altri Comuni, altre Regioni, altri Stati...
I leghisti debbono quindi risolvere problemi mai prima affrontati (diverso fu il caso albanese). Devono risolverli in fretta, pena sollevare cocenti delusioni fra i propri elettori. I quali vorrebbero una sola cosa, che Maroni non può concedere: bloccare le barche che arrivano per riportarle al lido di partenza.

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