Un sistema in liquidazione

Dalla Rassegna stampa

Nel dimettersi dopo appena quattordici mesi dall’incarico di direttore generale della Fondiaria Sai, Piergiorgio Peluso ha ottenuto una liquidazione di tre milioni e seicentomila euro. Tre milioni e seicentomila euro per quattordici mesi. Era una clausola del suo contratto. Nel mondo della finanza è normale. Ma è quel mondo a non essere più normale. Peluso è figlio della signora Cancellieri, ministro di un governo che ha fatto della sobrietà la sua bandiera oltre che un suo indubbio merito, forse l’unico apprezzato da tutti gli italiani. Ma la finanza respinge qualsiasi appello a rientrare nei ranghi del buonsenso. Vive da un’altra parte che non è la nostra, obbedendo a logiche che non sono le nostre. Quando il sistema stava per fallire ed è stato tenuto in piedi con robuste iniezioni di denaro sottratto ai nostri risparmi, ci saremmo aspettati almeno un cambio di stile, se non di sostanza. In fondo i politici lo hanno fatto, hanno ceduto il passo ai tecnici. Invece i finanzieri, oltre ad avere rinunciato a svolgere il loro compito storico - prestare soldi alle imprese affinché possano assumere lavoratori - hanno continuato imperterriti a costruire piramidi di denaro virtuale al cui interno hanno stipato denaro reale, quello a cui attingono in esclusiva, con immutato slancio e totale mancanza di pudore.

 

Chiunque capisce che si tratta di un sistema impazzito, di un treno senza conducente che viaggia sparato contro un muro. Il giorno del cataclisma non spargerò una lacrima. Anche perché non ce ne sarà il tempo, visto che i cocci di quel treno dovremo rimetterli insieme noi.

 

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