Un Pd moderno e liberale guarda anche ai radicali

Dalla Rassegna stampa

 

CARO ORLANDO, Pier Paolo Segneri su Europa è allarmato dall'aria che tira: forse, «si sta lavorando al Nuovo Ulivo che non prevede l'alleanza con i radicali e con la lista del più antico partito italiano, quello di Marco Pannella». Speriamo che un Pd moderno e liberale sappia guardare con favore a compagni di viaggio libertari, che da sempre con il loro estremo pragmatismo, l'onestà intellettuale e il fine rigore morale hanno affrontato questioni civili di pubblica rilevanza. C'è chi, talvolta, con una certa retorica tira sempre in ballo il famoso "bene comune". Ebbene, si può dire, senza essere esorbitanti, che i radicali in decenni di storia repubblicana hanno contribuito a rinsaldare l'idea di "bene comune". Che non è una categoria astratta, ma è cerne vivida di identificazione, orgoglio di vivere una collettiva appartenenza. La fierezza di essere cittadini d'uno stato laico, che nella condotta virtuosa e nella consapevolezza delle scelte può riscattare ogni mancanza.
Pier Paolo Segneri scrive che «bisogna saper ascoltare chi non ha voce, chi non ha parola, chi non ha potere, chi ha scelto di stare zitto, chi viene silenziato, chi non ha soldi, chi non ha spazio, chi ha paura, chi è emarginato, chi è rimasto ammutolito, chi trema, chi viene imbavagliato». Il centrosinistra del futuro, che ambisce ad essere vincente e rappresentativo, non può non aprirsi ai venti nuovi. I radicali sono il presente e il futuro: essi non conoscono la cultura del compromesso al ribasso, non praticano la pavidità del calcolo della ragione. Sanno ascoltare tutti e, soprattutto, sanno accogliere con amore come una madre rispettosa e benigna.

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