Un ministero in meno per portare a casa il federalismo fiscale

Dalla Rassegna stampa

Umberto Bossi va ad Arcore per fare la. Repubblica del Nord. Federalismo fiscale prima di tutto. A costo di rinunciare a un ministero. Quello delle Politiche Agricole. Luca Zaia lascerà, a breve il suo posto per dedicarsi anima e corpo al suo Veneto. Per sperimentare fra qualche mese i primi decreti attuativi della «madre di tutte le riforme», cioè quella per cui è nata la Lega Nord. Il Senatur quindi non vuole fare guerre con gli alleati, Berlusconi per primo. La posta in palio è alta. Nei prossimi tre anni si getteranno le basi dell’assetto istituzionale-politico della, terza repubblica. Che dovrà essere per forza federalista, come hanno fatto capire gli elettori con il recente voto regionale. Per cui - avrà pensato Bossi - è meglio non morire per un ministero.
Una mossa tattica chiara: cedo una poltrona, ma acquisto un credito doppio da spendere sul tavolo delle riforme. Per la cronaca il dopo Zaia vede in corsa Bricolo e Fogliato in quota Lega, mentre nel PdL circolano i nomi di Ghigo, Urso e l’ex doge Galan. Se la spuntasse quest’ultimo si tratterebbe quindi di uno scambio di ruoli. Come dire: meglio non rimpastare niente al governo per non scontentare nessuno o perdere risorse e consensi, necessari per procedere lungo il cammino delle riforme. E poi al Senatur andrebbe bene, se la scelta ricadrà su Galan sarebbe comunque un nordista.
Il Senatur arriverà alla cena di questa sera da, vincitore: il suo palmares è di due vittorie su due partite. E da "campione" navigato non vuole stravincere. Non ha bisogno di altre prove di forza. Chi conquista due medaglie d’oro (Veneto e Piemonte) non ha la necessità di combattere per un argento a Roma. A Bossi non interessa una partita singola: punta al campionato che terminerà fra tre anni. Nel 2013 si capirà se il Carroccio potrà addirittura aspirare a guidare il Paese con un premier di scuderia («Maroni») o «amico», come ha ventilato Roberto Calderoli dalle colonne del Sole 24 Ore. Se poi nel 2013 i decreti attuativi entreranno in vigore circola voce di una chiusura anticipata della legislatura in Lombardia, con il conseguente trasferimento di Roberto Formigoni a Roma - in zona Palazzo Chigi - e il via libera a un leghista per il Pirellone.
Allora sì che la repubblica del Nord sarà compiuta. C’è tanta carne al fuoco, grandi opportunità, per il Senatur. Il voto del 28-29 marzo ha aperto scenari quasi insperati per la truppa padana. Anche i cosiddetti poteri forti delle banche hanno cominciato a trattare con gli uomini del Carroccio. Bossi non vuole porre limiti alla provvidenza, ma sa anche che la pazienza è la virtù dei forti. Non c’è bisogno di correre. Non conta il numero delle poltrone: la Lega è nata dalle ceneri della prima repubblica, quando il manuale Cencelli era la bibbia della politica. Con Berlusconi e Bossi in campo l’obiettivo dell’azione di governo si sposta su giustizia, presidenzialismo, federalismo: una all’anno si possono fare tutte le riforme che potrebbero consegnare alla storia, i due leader degli unici due partiti che sono riusciti a sconfiggere Dc e Pci.
Gli occhi di giornali, intellettuali e commentatori, sono puntati sulla Lega. Maliziosamente si può dire che la maggior parte di loro spera in un passo falso dei padani per metterla in croce. Come sulla Ru486. Bossi però non ha parlato: ha fiutato l’aria e ha preferito tacere. Le parole se l’è tenute per stasera. Ad Arcore.

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