Un fiuto animale

Durante "la peggiore campagna elettorale di cui si abbia memoria come molti, tanto a destra che a sinistra l’hanno voluta ricordare) ci sono stati momenti in cui la voglia di gettare la spugna stava per avere la meglio. Ma poi in Renata Polverini ha prevalso "l’animale politico e comunicativo", la donna ha rialzato la testa e la clava e alla fine ha portato a casa la vittoria. Vittoria che ha fatto storcere la bocca a molti del Pdl e che ha inebriato di gioia la componente finiana del partito azzurro, rappresentata da una donna tosta, di cui si può dire tutto ma di certo non che rappresenti lo stereotipo della velina o della escort. Una comunicazione, la sua, diretta, secca, senza birignao che l’ha accompagnata durante settimane di lacrime e sangue fino alla conquista della presidenza della Regione Lazio, sede amministrativa sputtanata dalla vicenda delle trans marrazziane e inutilmente concupita dalla radicale Bonino.
Animale della comunicazione, ripetono i suoi amici (ma anche qualche avversario). A farla conoscere al grande pubblico televisivo (e quindi al Paese) è Ballarò, la trasmissione di sinistra ma senza gli impeti tendenziosi e settari di Santoro. Invitata da Giovanni Floris, la donna sa sorridere e sa combattere, non si lascia intimidire né dai giornalisti né dai diretti interlocutori della politica, si fa trovare sempre preparatissima sulle materie in discussione, non sbaglia un tono ma è priva di ogni supponenza divistica.
Nata alla Magliana, quartiere superpopolare di Roma, quarantotto anni fa, Renata Polverini mangia pane e sindacato fin da bambina. La madre, infatti, è delegata sindacale della Cisnal e lei stessa, fin da ragazza, frequenta il sindacato di destra (poi trasformato in Ugl). La carriera, all’interno di quella che sembrava un’organizzazione marginale e di nessun conto, è lenta ma inarrestabile. Nel 1996 diventa responsabile delle relazioni internazionali e comunitarie, nel settembre di due anni dopo rappresenta l’Ugl nel Comitato economico e sociale europeo. Poi via via diventa segretario generale della Federazione del terziario, vice segretario generale della Confederazione occupandosi di Alitalia, della Fiat di Melfi, della ThyssenKrupp di Terni e del rinnovo del contratto per il pubblico impiego, tutte questioni che cominciano a farla brillare sui giornali e sui teleschermi.
Nel 2006 viene eletta segretario generale e nel dicembre del 2009 viene ufficializzata la sua candidatura a presidente della Regione Lazio per il Popolo della libertà. I berluscones non la guardano con simpatia ma Gianfranco Fini la difende a spada tratta. Polverini vanta amicizie salde e sincere, da Flavia Perina, direttore del Secolo d’Italia, all’attrice Maria Grazia Cucinotta, ma anche Luisa Todini, imprenditrice delle
costruzioni ed ex europarlamentare di Forza Italia, Melania Rízzoli e Luisa Spagnoli. Tra i maschi habuona confidenza con Gianni Alemanno e Renato Brunetta, con Maurizio Sacconi e con Pier Paolo Baretta, ex sindacalista della Cisl e adesso deputato del Pd. Quando parte all’assalto della Regione laziale chiama Claudio Velardi, ex consulente politico di D’Alema. Velardi guida Reti, la lobby che nel giro di un decennio si è conquistata il primo posto tra le consimili, ma soprattutto è uomo spregiudicato, con un fiuto altrettanto animale per la comunicazione politica. I due si incontrano casualmente durante una presentazione pubblica, si piacciono subito e molto e stabiliscono un sodalizio che è destinato a durare.
Quando Polverini la sfanga contro la Bonino, decide di continuare a girare quartieri, ospedali, mercati e piazze come se la campagna elettorale non fosse finita. Poi chiama Velardi e si accorda: sarà lui a farle da spin dottor. Chi pensa che la sua strada finisca sulla poltrona di presidente regionale non la conosce. Questo è solo l’inizio.
Animale della comunicazione, ripetono i suoi amici (ma anche qualche avversario). A farla conoscere al grande pubblico televisivo (e quindi al Paese) è Ballarò, la trasmissione di sinistra ma senza gli impeti tendenziosi e settari di Santoro. Invitata da Giovanni Floris, la donna sa sorridere e sa combattere, non si lascia intimidire né dai giornalisti né dai diretti interlocutori della politica, si fa trovare sempre preparatissima sulle materie in discussione, non sbaglia un tono ma è priva di ogni supponenza divistica.
Nata alla Magliana, quartiere superpopolare di Roma, quarantotto anni fa, Renata Polverini mangia pane e sindacato fin da bambina. La madre, infatti, è delegata sindacale della Cisnal e lei stessa, fin da ragazza, frequenta il sindacato di destra (poi trasformato in Ugl). La carriera, all’interno di quella che sembrava un’organizzazione marginale e di nessun conto, è lenta ma inarrestabile. Nel 1996 diventa responsabile delle relazioni internazionali e comunitarie, nel settembre di due anni dopo rappresenta l’Ugl nel Comitato economico e sociale europeo. Poi via via diventa segretario generale della Federazione del terziario, vice segretario generale della Confederazione occupandosi di Alitalia, della Fiat di Melfi, della ThyssenKrupp di Terni e del rinnovo del contratto per il pubblico impiego, tutte questioni che cominciano a farla brillare sui giornali e sui teleschermi.
Nel 2006 viene eletta segretario generale e nel dicembre del 2009 viene ufficializzata la sua candidatura a presidente della Regione Lazio per il Popolo della libertà. I berluscones non la guardano con simpatia ma Gianfranco Fini la difende a spada tratta. Polverini vanta amicizie salde e sincere, da Flavia Perina, direttore del Secolo d’Italia, all’attrice Maria Grazia Cucinotta, ma anche Luisa Todini, imprenditrice delle
costruzioni ed ex europarlamentare di Forza Italia, Melania Rízzoli e Luisa Spagnoli. Tra i maschi habuona confidenza con Gianni Alemanno e Renato Brunetta, con Maurizio Sacconi e con Pier Paolo Baretta, ex sindacalista della Cisl e adesso deputato del Pd. Quando parte all’assalto della Regione laziale chiama Claudio Velardi, ex consulente politico di D’Alema. Velardi guida Reti, la lobby che nel giro di un decennio si è conquistata il primo posto tra le consimili, ma soprattutto è uomo spregiudicato, con un fiuto altrettanto animale per la comunicazione politica. I due si incontrano casualmente durante una presentazione pubblica, si piacciono subito e molto e stabiliscono un sodalizio che è destinato a durare.
Quando Polverini la sfanga contro la Bonino, decide di continuare a girare quartieri, ospedali, mercati e piazze come se la campagna elettorale non fosse finita. Poi chiama Velardi e si accorda: sarà lui a farle da spin dottor. Chi pensa che la sua strada finisca sulla poltrona di presidente regionale non la conosce. Questo è solo l’inizio.
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