Un Eliseo poco sovrano

All'indomani della sua approvazione, l'accordo raggiunto a Bruxelles si presenta come compromesso al ribasso e di incerto avvenire. Intervistato ieri mattina dalla radio Rtl, Francois Hollande, candidato socialista alle presidenziali e largamente favorito nei sondaggi, ha detto di non sentirsi vincolato da un accordo per la cui applicazione non è stata fissata alcuna data. È stato solo evocato il mese di marzo ma le elezioni in Francia si terranno appena qualche settimana dopo. Normale quindi che chieda di rinegoziarlo: per dare alla Bce via libera per intervenire direttamente nella crisi del debito, per istituire gli Eurobond e un fondo di solidarietà che consenta di resistere alla pressione dei mercati, infine per introdurre misure pro crescita senza le quali nessun obiettivo potrà mai essere raggiunto. Nella scia delle presidenziali sarà eletto anche il nuovo Parlamento, cui Hollande sottoporrà una legge di programmazione della finanza pubblica in cui il ritorno all'equilibrio di bilancio è previsto per la fine del 2017. A queste parole del rivale, ha risposto indirettamente il presidente in carica. In una lunga intervista al Monde, Nicolas Sarkozy ha detto che la Francia da sola non avrebbe potuto fare né meglio né di più. Che non ci sono alternative all'intesa con Berlino, che sono stati compiuti progressi decisivi in materia di convergenza economica, che la governane è ormai nelle mani dei capi di stato e di governo, i soli legittimati dai popoli, che non c'è stato nessun trasferimento ulteriore di sovranità. Ne viene fuori l'immagine di un Sarkozy realista e senza passione. Come di qualcuno cui è stato dato da scegliere tra due mali e si è convinto di aver scelto il minore.
© 2011 Il Foglio. Tutti i diritti riservati
SU