Un doppio intoppo incrina l'asse centro-sinistra

Dalla Rassegna stampa

È inutile nasconderlo: l’asse tra Casini e Bersani, che fino al giorno prima sembrava solido, ha subito un colpo dopo le conclusioni di domenica del convegno dei centristi a Chianciano. Il doppio annuncio dell’Udc, a favore di un Monti-bis dopo il voto e di una legge elettorale riformata a colpi di votazioni parlamentari, anche in mancanza di un accordo preventivo, ha molto raffreddato i rapporti tra i due partiti. Oltre al «no» di Bersani, la prospettiva di far proseguire Monti dopo le elezioni del 2013 almeno fino a quando la crisi non potrà dirsi veramente superata, ha trovato la netta opposizione del Pdl. I due maggiori partiti si preparano a una campagna elettorale bipolare e di dura contrapposizione, per mobilitare fino in fondo i rispettivi elettorati, in cui si annidano forti strati di opposizione al governo dei tecnici e alla formula della larga coalizione. Di qui la loro parallela contrarietà alla proposta Casini, che tuttavia non si potrà escludere in caso di un risultato elettorale che non assegni una vittoria chiara ad uno degli schieramenti.

Ma è sulla legge elettorale che le conclusioni di Chianciano potrebbero riservare le maggiori sorprese. Berlusconi al suo rientro dal Kenya avrebbe intenzione di cercare di rimettere insieme la vecchia maggioranza di centrodestra sull’ipotesi di una riforma proporzionale, con le preferenze, che potrebbe risultare interessante anche per l’Udc. Bersani lo ha capito e già ieri ha messo le mani avanti, non per chiudere alla trattativa, ma per invocare una legge che «garantisca la governabilità». Il modello del Pd prevede un forte premio di maggioranza alla coalizione o al partito vincente (cosa che né Pdl, nè Lega e Udc vorrebbero concedere) e un meccanismo che consenta di conoscere le alleanze e i candidati alla guida del governo prima e non dopo il voto. È chiaro che se Berlusconi, Maroni e Casini vanno insieme in direzione di un sistema tedesco, più proporzionale e meno maggioritario, trovare un accordo per riformare il Porcellum sarebbe molto difficile. Per Bersani crescerebbe il rischio di isolamento e di rottura con il quasi alleato Casini. Il quale, a sua volta, difficilmente potrebbe schierarsi a fianco del Pdl che sta per rimettere in corsa Berlusconi. Così sarà da vedere, al di là degli spostamenti tattici degli ultimi giorni, fino a che punto ognuno dei giocatori in campo è disposto a forzare: una riforma elettorale approvata a dispetto di uno dei tre partiti dell’attuale larga maggioranza terremotorerebbe infatti il fragile equilibrio su cui si regge il governo.

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