Un don Bancomat per la politica

Dalla Rassegna stampa

La storia è raccontata da Gian Marco Chiocci, specialista nel dipanare matasse giudiziarie; e il lettore si renderà conto cosa passa in questo momento il convento della politica. Già, è proprio un convento, visto che il mazziere - stando al pm - è un prete. E ciò dimostra che anche per la categoria sacerdotale non è un periodo felice: oltre ai preti pedofili, balzati ai disonori della cronaca dopo anni di «facciamo finta di niente», ora abbiamo così anche Don Bancomat, al secolo Evaldo Biasini, 83 anni, economo provinciale della Congregazione missionari del preziosissimo sangue, il quale consapevolmente o no si prestava, a nome del costruttore birichino Anemone, a pagare. Pagare chi? Un sacco di gente che faceva dei favori all’imprenditore. Versamenti in nero, s’intende; quattrini prelevati da un tesoretto accumulato astutamente nel seguente modo. Anemone eseguiva lavori per la Congregazione e, invece di riscuotere il dovuto, lasciava il denaro nelle mani dell’anziano economo che, a gentile richiesta, sganciava a tizio e caio. Ecco perché Don Bancomat.
Il meccanismo attraverso
il quale Anemone distribuiva tangenti e tangentine era ben congegnato e funzionava alla grande. Si tratta di verificare chi intascava gli oboli e perché. Questione di giorni, forse di ore. Pare comunque che i fortunati «vincitori» delle stecche siano numerosi e alcuni assai noti cui la scoperta dell’illecito traffico di contanti ha tolto il sonno, per adesso, e presto toglierà anche la libertà. Non sempre è possibile farla franca.
Un’altra perla si aggiunge alla collana degli scandali. Il prete gestore della Banca occulta ha addirittura fornito ai carabinieri il brogliaccio delle entrate e delle uscite esaminando il quale non sarà arduo ricostruire come sia avvenuta la spartizione della torta. Ne vedremo delle belle. Una piuttosto carina è già venuta fuori e merita un cenno. Il conto corrente del pio economo ogni anno fruttava degli interessi che lui ha confessato di devolvere ai bambini poveri dell’Africa, a conferma che le vie del Signore sono infinite e, talvolta, lambiscono il territorio del diavolo.
A mio personale parere don Biasini ha agito sì con leggerezza, probabilmente però non pensava di agire disonestamente. E bisogna almeno concedergli l’attenuante dell’età. Certo è che il prete Bancomat non ci voleva. La sua complicità con Anemone non giova alla reputazione del clero e non aiuterà la Chiesa, a poche settimane dalla denuncia dei redditi, a raccogliere l’otto per mille fra gli italiani già abbastanza turbati (per non dire disgustati) dalla vicenda pedofilia. Che di sicuro è stata montata dai media del mondo intero e, nel valutarla, occorrerebbe sottrarre la tara.
Tuttavia fra scandali piccoli e scandali grossi, l’organizzazione religiosa rischia di perdere in parte la fiducia dei cittadini. Ai quali in ogni caso mi permetterei di ricordare: la Chiesa, nonostante abbia le sue macchie come tutto ciò che è umano, va sostenuta senza indugi perché il bene che fa è nettamente superiore al male.
Continuerò a darle il mio otto per mille. E voi? Il dibattito è aperto.

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