Un Cda di pesi massimi per il Corriere

Nasce un nuovo salotto buono, anzi buonissimo, del capitalismo italiano. Da ieri nel consiglio della Rcs Quotidiani - la controllata operativa della quotata Rcs Mediagroup che controlla il Corriere della Sera siedono i presidenti di alcuni dei principali azionisti del gruppo in una formazione che replica per molti versi quella dei patto di sindacato che controlla la stessa holding. Ecco così che sotto la presidenza del notaio Piergaetano Marchetti, uno dei pochissimi consiglieri della Quotidiani confermato per il prossimo triennio, saranno in consiglio i maggiori azionisti che sono anche membri del patto: Giovanni Bazoli per Intesa-Sanpaolo e per la Mittel, Luca Cordero di Montezemolo per il gruppo Fiat, Cesare Geronzi per Mediobanca, Giampiero Pesenti per il gruppo Italmobiliare, Marco Tronchetti Provera per la Pirelli.
Un concentrato assoluto di potere industriale e finanziario assieme al quale rimane nel cda anche l'amministratore delegato della holding Antonello Perricone, mentre a sorpresa esce dal board proprio l'ad della Quotidiani Giorgio Valerio.
La lunga discussione di ieri mattina - la riunione del patto è durata oltre tre ore, facendo slittare anche il successivo cda della holding - avrebbe riguardato anche l'uscita di Valerio, che potrebbe adesso essere destinato alla guida operativa della Rcs Libri. L'attuale ad della Libri, Giulio Lattanzi, dovrebbe invece passare alla Quotidiani.
Nel consiglio della società che è cambiato ieri scompaiono dunque le figure della società civile - dall'architetto Vittorio Gregotti al giurista Valerio Onida, per fare qualche nome - che si era deciso in passato di porre più a diretto contatto con i quotidiani del gruppo e al loro posto arriva il nocciolo duro dell'azionariato, che ha deciso di essere più vicino allo stesso Corriere.
Fuori dal consiglio della quotidiani restano invece alcuni soci che non aderiscono al patto di sindacato. Il caso più eclatante è quello di Giuseppe Rotelli, l'imprenditore della sanità che ha una quota - tra azioni già in suo possesso e che deve rilevare dell'11%, che ne fa il secondo socio alle spalle di Mediobanca.
Nelle scorse settimane il nome di Rotelli - che nel consiglio della holding è rappresentato dall'avvocato Marco De Luca, era circolato addirittura come possibile presidente della Quotidiani.
Adesso che il cda è stato colonizzato dagli aderenti al patto per lui non c'è stato spazio. Ufficialmente Rotelli non commenta, anzi da ambienti a lui vicini trapela che non è suo interesse entrare nel patto né è mai stato interessato alla presidenza della Quotidiani. Ma ovviamente i soci di Rcs dovranno trovare una soluzione al caso Rotelli, anche perché tenendo fuori l'imprenditore si impedisce di entrare negli organi societari pure a soggetti come il gruppo Toti e quello Benetton, che hanno oltre il 5% a testa. Soci anche loro, che come gli altri hanno preso atto ieri dei risultati della holding nel 2009: fatturato in calo del 17% a 2,2 miliardi e perdita netta di 129,7 miliardi rispetto all'utile di 38,3 milioni dell`esercizio precedente.
La prima occasione per inserire altri nomi nel patto si porrebbe comunque solo da settembre, quando si potrà dare disdetta all'attuale accordo. Se al punto di caduta del nuovo assetto della Quotidiani per Bazoli e per Pesenti è stato il mantenimento del presidente Marchetta, che Geronzi avrebbe voluto mandar via, quale dividendo stacca dall'operazione il presidente di Mediobanca? Probabilmente si tratta di un dividendo «politico»: ancora una volta Geronzi ha mostrato di riuscire a smussare gli angoli con altri soggetti conducendo in porto un'operazione, come si suol dire, «di sistema». E questo non può che fargli comodo nel momento in cui sta cercando di ottenere un largo consenso per un possibile passaggio dal vertice di piazzetta Cuccia a quello delle Generali. Oggi, con un comitato esecutivo di Mediobanca che porterà a Milano Vincent Bolloré, potrebbe esserci l'occasione perché la questione venga affrontata anche con il
principale esponente degli azionisti esteri. Ma la parola definitiva per un eventuale passaggio di Geronzi alle Generali, e soprattutto per chi nel caso lo dovrebbe sostituire in Mediobanca, verrà solo dal comitato nomine di piazzetta Cuccia, che secondo le ultime indicazioni dalla prossima settimana potrebbe slittare a fine mese. Segno, forse, che il consenso sulle scelte tarda ancora a formarsi.
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