Un Cavaliere nervoso conferma il timore per l'astensionismo

L'insistenza con la quale Silvio Berlusconi invita i militanti a «spiegare la verità» agli elettori suona come un segno di debolezza. Significa che il pasticcio delle liste del Pdl bocciate dalla magistratura ha disorientato il centrodestra. La prospettiva di una diserzione dalle urne continua ad essere un timore reale. Ol presidente del Consiglio la esorcizza ripetendo che «i moderati» il
28 e 29 marzo andranno a votare. Parlate «a tutti i dubbiosi. La campagna di menzogne e di veleni della sinistra e dei suoi media», aggiunge, «rischia di spinger i verso l'indifferenza». Se
non è un grido d'allarme, gli somiglia. Il premier lo rilancerà fino all'ultimo. Deve scuotere un corpo eletto e poco convinto. Per questo tocca tasti che in passato hanno funzionato, come il binomio sinistra-toghe rosse. E fa attaccare il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che ieri ha dato l'altolà agli ispettori mandati a Trani dal ministro della Giustizia, Angelo Alfano: uno scontro che potrebbe chiamare in causa Giorgio Napolitano, presidente del Csm. Difficile calcolare i contraccolpi dell'inchiesta.
L'unica certezza è trasmessa da Umberto Bossi: e non è proprio un bollettino trionfale. «Almeno quattro regioni su tredici andranno alla coalizione di governo», prevede il capo leghista. Segno che le situazioni in bilico sono molte. Gli avversari fotografano un Berlusconi al tramonto. Siamo alle «ultime battute del regime al crepuscolo», azzarda Antonio Di Pietro. E Massimo D'Alema fiuta il vento e prevede un'astensione «alla francese» ai danni di un governo di centrodestra che a suo avviso «non ha fatto nulla».
Sono affermazioni che avrebbero un impatto minore se non fossero accreditate implicitamente da una parte del Pdl. L'iniziativa «Generazione Italia» promossa da Gianfranco Fini ha aumentato la confusione: al punto che il presidente della Camera è stato costretto a spiegarla. «E passato», ha detto, «il messaggio che vorrei andare in guerra contro Berlusconi, e non è vero»; ma ha ammesso che «si presta a strumentalizzazioni».
Insomma, la resa dei conti nella maggioranza è solo rinviata. Il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, si è accorto che ormai si chiedono notizie solo sulle correnti interne: segno che esiste il rischio di una «balcanizzazione» del partito unico del centrodestra. La manifestazione voluta dal premier sabato a Roma è lo sforzo estremo per ribaltare la percezione
diffusa di una maggioranza divisa; e per riconsegnare all'elettorato un simulacro di unità. Ma si tratta di un'impresa in salita, alla quale Berlusconi sembra credere molto di più degli alleati.
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