Un Carroccio all'attaco tra premier e cofondatore

Il profilo della Lega postelettorale sta prendendo una forma sempre più netta. Prevede un’offensiva di Umberto Bossi per penetrare nel potere bancario del Nord: conseguenza naturale, nell’ottica del Carroccio, del peso acquistato alle regionali; ed un’intesa ferrea con Silvio Berlusconi sulle riforme istituzionali. Su questo tema stanno spuntando le novità più significative e meno rassicuranti per l’opposizione. Dal linguaggio dei lumbard si ricava l’impressione che l’idea di modifiche alla Costituzione concordate con il Pd non sia più un assioma. L’ipotesi che la maggioranza le voti da sola rimane una scelta di ripiego; ma non è più tabù. Finora sembrava il contrario. Anzi, si diceva che i toni perentori del presidente del Consiglio contro l’opposizione avrebbero dovuto fare i conti con la prudenza leghista oltre che con le resistenze di Gianfranco Fini. Ma tutto sembra portare ad uno scontro col Pd; al ridimensionamento delle posizioni di Fini; e ad una sintonia crescente con Palazzo Chigi. Bocciando la modifica della legge elettorale, Bossi blinda lo status quo. E restringe gli spazi per qualunque manovra della minoranza del Pdl.
Lo smarcamento dalla vecchia impostazione diventa però evidente quando si spiega il percorso delle riforme. «Si parte dal Consiglio dei ministri. Poi si esaminano le modifiche che porta la sinistra», spiega il capo leghista. «E in Parlamento si vede se siano possibili o no riforme condivise». Lo schema è di una semplicità estrema e perfino brutale. Eppure, sarebbe imprudente ignorare che per ora non esiste un progetto della maggioranza. Anzi, a sentire il ministro Ignazio La Russa, «siamo alle pre-bozze» della riforma. Non solo.
Il presidente del Senato, Renato Schifani, preme per «una larga maggioranza che non può essere solo quella dei partiti di governo». Ma la tentazione di Berlusconi e Bossi è di procedere senza farsi frenare dai veti avversari: sebbene non si escluda che la durezza sia solo uno strumento di pressione sul Pd affinché si liberi del condizionamento dell’Idv. D’altronde, lo stesso Fini ha parlato di «opportunità» di riforme concordate.
L’incontro odierno fra premier e presidente della Camera fa pensare che possa essere diplomatizzata la loro conflittualità. Ma rimane una forte tensione, mentre la Lega marcia. Il modo in cui ieri Bossi ha annunciato che «si prenderà le banche del Nord» addita, se non un tentativo di conquista già fallito in passato, almeno la richiesta di contare di più. Ora che i rapporti di forza sono cambiati, i lumbard sembrano convinti di avere buone probabilità di spuntarla: con l’assenso di Palazzo Chigi e di Giulio Tremonti.
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