Un balenottero si aggira contro Bersani?

Le cronache dei colleghi che hanno seguito la kermesse negli studios della Tiburtina, hanno descritto il parto del “balenottero bianco”, concepito da molti padri di comune fede: industriali, sindacalisti, preti, apostoli sociali, professori, massaie laureate, titolari di buone pensioni.
Per noi, che abbiamo visto nascere, crescere, navigare e spiaggiarsi la balena madre, sembra difficile riconoscere una legittima discendenza al neonato, che mostra più le stimmate di una forza strutturale della governabilità che quelle di un programma per dare alla struttura (il Monti-bis) un programma e un afflato oltre l’emergenza: non essendo tali né il completamento del risanamento finanziario (l’aveva fatto 140 anni fa la Destra storica, riempiendo le casse del Tesoro e affamando il paese) né la mutazione del governo da tecnico in politico.
È vero che negli studios non sono mancati riferimenti alla famiglia, e alla sua centralità cattolica e sociale. Ma non s’è capito se la famiglia della Terza repubblica sarà alleviata dagli oneri, metti fiscali (e non solo), a cui si sottraggono con leziose spiegazioni e rapide accondiscendenze i potentati laici, religiosi, finanziari, capitalistici, corporativi, ecc; o se si tratta delle giaculatorie che, da Casini in giù, non c’è “moderato” che non preveda nel suo discorso. E che spesso sono rimaste tali nei rapporti tra forze politiche, sociali e governo. Chi segua la campagna delle primarie per Bersani premier (domenica a Testaccio, oggi pomeriggio alla Casilina Vecchia, per restare a Roma), sa che è proprio di queste conseguenze che si fa carico, direttamente e non per interposta persona, il candidato del Pd, liberando il nodo “famiglia” dalla metafisica e dalla retorica che lo intricano.
Perciò vien da chiedersi se il “balenottero bianco” nasce solo per garantire una continuità montiana (ma chi non vuole Monti che “garantisce per l’Italia” dal Quirinale o dalla Commissione europea, per dire?); o soltanto per mettere su di essa un’ipoteca ideologica, anche impedendo che un governo Bersani realizzi laicamente e senza unzioni il “risanamento con giustizia”. Cioè lo sviluppo. Dopo i discorsi di Montezemolo e Riccardi, che vuole l’unità di tutti i fedeli, abbiamo letto una pagina di Michael Walzer, il filosofo americano della politica, che ricorda alla sinistra la sua missione: egualitarismo e avversione alle gerarchie. Di qualsiasi forma.
Se la sinistra italiana l’avesse sempre fatto, senza sbandamenti tra ideologismi caduti e rinunce opportunistiche, famiglie e cittadini vivrebbero da tempo l’égalité, invocata oltre due secoli fa e in parte attuata nel welfare liberal-socialista.
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