Un Aventino dell’etere

E se tutti i partiti, esclusi Pdl e Lega, facessero lo sciopero della tv? Un Aventino dell’etere prima che la “democrazia dispotica”, come la definisce il filosofo Ciliberto, diventi regime duro. Tutta la letteratura negativa sull’Aventino non ha mai tenuto conto che quell’iniziativa fu sbagliata.
Sbagliata perché presa a tempo scaduto, quando già le leggi eccezionali (elettorale e stampa comprese) erano state decise dal duce dal 1923: a quel punto la battaglia era perduta e «l’opposizione l’aveva perduta più di quanto il fascismo non l’avesse vinta». Sicché, per lottare ancora, non l’Aventino era necessario, ma il presidio, il tumulto continuo in parlamento, per costringere Mussolini a fare il famoso bivacco, se avesse rischiato il tutto per tutto di fronte al mondo e agli istupiditi "poteri forti" italiani che lo avevano accompagnato al governo con sanzione reale, aspersorio, collaborazionismo confindustriale, opportunismo liberale e senilità socialista. Oggi invece un Aventino dell’etere verrebbe attuato mentre in parlamento e nel paese le forze contrapposte ancora si equivalgono.
Ma un’idea del genere, neanche a scopo provocatorio, non passa in mente a capi e gregari delle opposizioni, in ordine alfabetico Bersani, Casini, Di Petro, Fini, Rutelli, Vendola. Invitato dopo anni di ghetto, Pannella si legò un fazzoletto sulla bocca e restò tutto il tempo della trasmissione imbavagliato di fronte all’intervistatore. Qui, di fronte a un presidente del consiglio che alza il telefono e interviene ad libitum in ogni trasmissione in cui si parli male di lui (caso contemplato in democrazia), i partiti dell’opposizione parlamentare ed extraparlamentare replicano con fluviali paginate contro il sultano o i suoi giannizzeri Sgarbi, Lupi Santanché, "briffati." allo scopo (chiedo scusa alla signorina Minetti se mi approprio del suo termine, immaginifico e come al solito a noi sconosciuto). E dopo, che succede? Niente. Il rito è stato celebrato, il sacerdote si può spogliare. La congrua (si chiamava così) è assicurata.
Perché leader, sottoleader e titolati vari non provano a passare un po’ di sere a casa o in ristorante, anziché assicurare materia prima a Vespa e Santoro, a Lemer e a Floris, a Gruber e ad Annunziata, ai telegiornali, ai talk show del mattino, del pomeriggio, del dopocena, trasmissioni fisiologicamente costruite su presenze contrapposte, anche se spesso scelte in base alla maggiore fragilità della controparte? Perché tengono il bordo? Berlusconi ha sei canali nazionali su sette e non tollera gli spazi che, monotonamente puntati contro di lui, gli fanno solo bene. Così non solo manda orde di ancelle e liberti ogni sera in tutti gli studi televisivi; ma travalica dall’interferenza agli insulti, sommando così alle altre sue qualità quella di un mazziere unicuum, che automaticamente trasforma in superiorità la sua presunta vittimizzazione. Ma non abbiamo sentito nessun leader d’opposizione, o meglio tutti insieme, annunciare di voler fare lo stesso in tutte le trasmissioni.
Qualcuno ha scritto che l’intervento da Lerner non solo chiude il cerchio delle emittenti, ma minaccia la Tim, proprietaria de La7, che già la settimana prima s’era distinta per censura a Lerner. Gli aveva negato d’intervistare sul caso Ruby la regina delle escort, Patrizia D’Addario (sono i personaggi della repubblica berlusconiana), perché «non c’era la notizia». Adesso è l’amministratore della Tim, che avrà le sue preoccupazioni col governo, a dire al giornalista se c’è o non c’è la notizia.
Per noi la notizia è che La7 è arrivata quasi al 10 per cento di share, e ciò delinea la nascita di un concorrente al monopolio di Berlusconi e alla Rai asservita. L’affievolimento della sua grinta, nelle ultime settimane, fa capire che è nel mirino del sultano. Il quale continua a rifiutare di confrontarsi coi giornalisti non scelti da lui (a Ballarò, che gli aveva rifiutato il videomessaggio alla bin Laden, s’è guardato bene di andare, accettando l’invito in studio). Ma tutto questo non fa polemica politica.
Così, mentre Maroni si prende mezz’ore di tg per replicare ai 70 secondi di Saviano a Che tempo che fa, gli oppositori del governo continuano a filosofare. Se siamo alle prove generali per le elezioni, stiamo freschi, visto che non riusciamo a azzeccarne una, nemmeno su Bondi. Mentre il governo resta fermo ai suoi 314 voti della fiducia, non uno in più. Siamo proprio noi a non saper crescere, caro Roberto Zaccaria. Non si tratta di interpellare l’Autorità della comunicazione, si tratta di interpellare noi stessi. Come facevi tu, a tuo tempo.
© 2011 Europa. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU