Un audio testimonia il pestaggio di un detenuto

È ancora tensione nelle carceri. La magistratura ha aperto un'inchiesta sul presunto pestaggio di un detenuto da parte delle guardie, avvenuto nel carcere di Castrogno di Teramo. A svelare l'episodio un articolo del quotidiano "La Città" che ha riportato la trascrizione di un dialogo tra agenti della penitenziaria che parlavano del «massacro» di un detenuto. Il dialogo era stato registrato da ignoti che hanno pensato di inviare la registrazione alla redazione del quotidiano. Queste le frasi principali dell'audio: «Non lo sai che ha menato al detenuto in sezione?». «Io non c'ero, non so nulla». «Ma se lo sanno tutti?». «In sezione un detenuto non si massacra, si massacra sotto». «Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto».
Il dialogo a due voci conduce al comandante degli agenti di Polizia Penitenziaria di Castrogno, Giovanni Luzi, e a un sovrintendente che il giorno del presunto pestaggio del detenuto sarebbe stato di turno come capo-posto, ossia come coordinatore delle quattro sezioni in cui sono ospitati i circa 400 detenuti. Frasi nette, che costituirebbero testimonianza del pestaggio in piena regola di un detenuto, in un ufficio nel settore del personale del carcere di Castrogno a Teramo.
Il comandante ieri ha ammesso che la voce è sua. Il sostituto procuratore David Mancini ha aperto un'inchiesta e ha acquisito il Cd su cui qualcuno, sicuramente un agente, ha riversato l'audio catturato con un telefonino e spedito in busta anonima al direttore del quotidiano locale "La Città".
Dopo questo nuovo e controverso episodio che getta un'ombra sulle carceri italiane, dal Sappe è partito un appello a identificare e punire gli eventuali responsabili ma a non strumentalizzare. Il segretario del sindacato autonomo, Donato Capece, parla del Corpo, come «istituzione sana, composta da uomini e donne che con alto senso del dovere, spirito di sacrificio e grande professionalità, con una onorabilità da difendere da inaccettabili strumentalizzazioni». Ma che esosta i giudici a chiarire la vicenda. «Fermo restando che è la Carta costituzionale a sancire che la responsabilità penale è personale, è dovere della Magistratura, alla quale rinnoviamo la nostra totale fiducia, accertare eventuali comportamenti contrari alle leggi».
Eugenio Sarno, segretario generale della Uil Penitenziari, parla di criticità nelle carceri, ma afferma che «Teramo non è la Guantanamo d'Italia».
La radicale Rita Bernardini, che ieri ha visitato il carcere di Teramo, rivolge un appello al ministro Alfano a vigilare sulla situazione delle carceri italiane. Poi aggiunge: «Ho parlato con il comandante di reparto degli agenti di Polizia Penitenziaria Luzi e mi ha confermato che la voce del nastro era la sua. Mi ha spiegato però che le sue parole sono state estrapolate rispetto a un contesto diverso da quello che si immagina dopo aver ascoltato la registrazione. Ho parlato con quasi tutti i carcerati che mi hanno elencato una lunga serie di problemi e di mancanze da parte della gestione del carcere, ma nessuno si è mai riferito a pestaggi o violenze. Se il caso è avvenuto davvero ci troveremmo davanti all'eccezione e non alla regola».
«A solo pochi giorni di distanza dal caso di Stefano Cucchi, il ragazzo arrestato dai carabinieri e restituito ai familiari cadavere, coi segni inequivocabili di gravi percosse, ecco ora un altro segnale allarmante - denunciano i deputati del Pd Guido Melis e Jean-Leonard Touadi, membri della commissione Giustizia della Camera, in una nota congiunta -. Cosa sta succedendo nelle carceri italiane?».
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