Umbria, una regione allo sbando

Dalla Rassegna stampa

Amanda angelo. Amanda acqua e sapone. Amanda vittima di un presunto complotto antiamericano. Amanda luciferina. Amanda sessualmente assatanata, perversa. Raffaele succube di Amanda. Raffaele il bravo ragazzo, figlio di buona famiglia, rimasto invischiato in una storia più grande di lui. Raffaele demone, orditore con Amanda di una trama criminale, violentatore strafatto, detentore di turbe psichiche.

Ce n’è per tutti i gusti ma al di là del voyeurismo che ha circondato la vicenda dell’assassinio della povera Meredith e del clima di aperta faziosità alimentato ad arte dagli organi d’informazione di tutto il mondo resta fuori qualcosa di molto grave, di molto profondo.

E’ sfuggito cioè il contesto sociale in cui il delitto della sventurata Kercher è avvenuto.

Nessuno ha messo in luce che il fattaccio è indizio di una crepa di più vasta portata in una regione come l’Umbria governata, sin dalla sua istituzione, senza soluzione di continuità da una sinistra di regime. Una regione che ben lungi dall’essere “cuore verde d’Italia”, come voleva uno slogan lanciato una trentina d’anni fa, si è mostrata tutt’altro che impermeabile ad infiltrazioni malavitose, a collusioni tra criminalità organizzata e apparato burocratico-politico all’attenzione di indagini giudiziarie.

Basti notare che i cinque consiglieri regionali componenti della Commissione varata appositamente lo scorso venti giugno per esaminare la difficile situazione e valutare opportuni rimedi hanno tutti unanimemente parlato di “verifiche oggettive” relative non soltanto ai traffici di droga e ai giri di prostituzione ma anche alla gestione degli appalti pubblici (edilizia, sanità), allo smaltimento dei rifiuti, specialmente quelli “speciali” provenienti, a quanto pare, dalla Campania, al fin troppo disinvolto avviamento, con denaro sporco, di attività commerciali. Per non parlare dei finanziamenti erogati per il post-terremoto finiti nelle casse di piccole aziende provenienti dal sud e operanti nel versante dei subappalti.

In altri termini, dietro l’apparente facciata della legalità e grazie a particolari coperture, in Umbria hanno trovato terreno fertile mafia, ‘ndrangheta, sacra corona, camorra. Quella che qualche tempo fa poteva essere una semplice congettura, un’illazione fantapolitica, è divenuta purtroppo realtà. 

All’interno di questo quadro composito e complesso vanno letti episodi dell’ultimo ventennio completamente differenti tra loro per tipologia ma maturati nello stesso ambiente socio-geografico: dalla misteriosa morte del medico Francesco Narducci, il cui caso, insistentemente collegato da diverse parti a quello del mostro di Firenze, è finito archiviato, al rapimento del giovane De Megni, dall’inquietante scomparsa di diverse donne al decesso in carcere, dopo neanche trentasei ore dall’arresto, in circostanze che devono ancora essere attentamente vagliate, di Aldo Bianzino, fino, appunto, all’omicidio di Meredith.

Sullo sfondo della cronaca nera si collocano vicende di “appaltopoli” e tangenti che hanno interessato funzionari di enti locali, statali e politici, storie di inceneritori, inquinamento, ecomafia.

A questo proposito, va ricordato che stando all’ultimo rapporto della Legambiente, l’Umbria figura al quattordicesimo posto nella classifica nazionale dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti, scalando due posizioni rispetto al 2007, con 33 infrazioni accertate nel settore del ciclo dei rifiuti, 136 persone denunciate e 67 provvedimenti di sequestro effettuati. Una vera e propria aggressione al territorio. E se i rifiuti solidi urbani prodotti arrivano a 560mila tonnellate, quelli “speciali” e “pericolosi” si stima superino due milioni di tonnellate.

Quanto all’Università per stranieri, fiore all’occhiello dell’istruzione in Umbria, basta andare a leggersi il carteggio tra due intellettuali rappresentativi come Walter Binni e Aldo Capitini per rendersi conto di quanto e di come sia sempre stata occasione e strumento di spartizione partitocratica.

“In Umbria”, ha affermato qualche tempo fa, prima che il Pci si trasformasse in PD, Ernesto Galli Della Loggia, uno che conosce bene la regione per averci insegnato, “c’è un regime. Il sistema politico è connotato dalla mancanza fisiologica di un ricambio. Il controllo massiccio delle risorse da parte della classe politica ha fatto sì che voti per la sinistra anche il dieci per cento di un elettorato tendenzialmente “strategico” e di tipo moderato e che il regime sia in grado di autoalimentarsi all’infinito creando via via un controllo capillare del voto fondato sullo scambio”.

Memorabile la sua battuta: «Una volta un umbro su due votava comunista. Adesso un comunista umbro su due vota in un consiglio di amministrazione». Basta sostituire comunista con PD è i conti tornano. Nulla è mutato. Tutto continua.

Non a caso il quotidiano “Il clandestino” in un sondaggio pubblicato sabato 5 dicembre dava per vincente alle prossime regionali, ma pensa un po’, ancora una volta la “zarina rossa”, cioè la presidente regionale uscente.

Quattro Asl, due aziende ospedaliere, nove comunità montane, due Province, due università. Su 825mila abitanti, cinquantamila sono dipendenti pubblici, pari al 6,1 per cento dell’intera popolazione, la percentuale più alta d’Italia, anche se la vera cifra oscilla tra i novantamila e i centomila se si includono coloro che lavorano nelle ex municipalizzate, diventate Spa private, sì, ma con capitali pubblici. 

Si aggiungano oltre trecentomila pensionati con un indice delle pensioni di invalidità (più 47 per cento), di poco inferiore a quello della Campania (47,3 per cento).

Che c’entra tutto questo con Meredith, Amanda, Raffaele e quel Rudy Guede cui, guarda caso, essendo socioeconomicamente il più debole e quindi il meno tutelato dal punto di vista mediatico, non è stata dedicata la stessa attenzione rivolta all’americana e al suo fidanzato?

C’entra, eccome. Si vada a fondo e si comprenderà che certi delitti non maturano nel nulla, non sono affatto isolati, ma, più o meno consapevolmente, si formano in un avanzato stato di degrado politico e sociale.

Al di là della contrapposizione tra innocentisti e colpevolisti sarebbe, dunque, ora di riflettere con serietà sul caso Umbria affinché la metastasi che già alligna non si propaghi ulteriormente risultando, alla fine, inestirpabile.

© 2009 Radicali italiani. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK