Le ultime volgarità dagli scantinati di Fanghiglia Cristiana

Ormai Famiglia (o Fanghiglia) Cristiana erutta ogni settimana contro Il Giornale e il premier coprendoli di insulti. Ci stiamo abituando e si stanno abituando anche i lettori del periodico paolino, che vanno assottigliandosi sempre di più, il che spinge il direttore don Antonio Sciortino ad alzare la voce, nell'illusione che così si alzino pure le tirature. Campa cavallo. L'ultimo anatema, come i precedenti, non trascura il «caso Boffo», citato come esempio di malaffare politico e giornalistico, ma sorvola sul fatto che le dimissioni del direttore dell'Avvenire furono accettate da chi, invece, avrebbe dovuto respingerle: noi siamo ancora qui a chiederci perché. Don Sciortino viceversa se ne infischia e usa il suo compagno di fede come argomento polemico, e lo usa poco cristianamente a mo' di clava.
Proprio lui che, essendo alla guida di una testata cattolica, anziché continuare a tirare in ballo Dino Boffo potrebbe offrirgli una ricca collaborazione, aiutandolo a risalire la china. Perché non lo fa? Chi glielo vieta?Al suo posto non esiteremmo un istante. Stavolta Famiglia Cristiana calca la mano su Silvio Berlusconi e lo accusa, senza peraltro addurre argomenti concreti, di aver spaccato in due il voto cattolico (o, meglio, il voto democristiano). Se la memoria non ci tradisce, la Democrazia cristiana morì suicida all'epoca di Tangentopoli quando Antonio Di Pietro, leader naturale di Mani pulite, scoprì che gli eredi di Alcide De Gasperi e di don Luigi Sturzo rubavano a man salva col pretesto di finanziare il partito. Il povero Severino Citaristi, segretario amministrativo, e Arnaldo Forlani pagarono il prezzo più salato, e lo pagarono per tutti i democristiani cleptomani. La Dc, nel tentativo di salvare il salvabile, si trasformò in Partito popolare, ripristinando la denominazione sturziana, e si affidò alla guida di Mino Martinazzoli, brava persona, ma con la vocazione del becchino. Fu lui a seppellire i rottami dello scudocrociato con una mossa da autentico stratega della morte violenta.
Invece di allearsi - nel 1994 - con Forza Italia, il Msi e la Lega, si apparentò con gli ex comunisti di Achille Occhetto a cavalcioni della «gioiosa macchina da guerra», e andò a sbattere. Ora ditemi voi che cosa c'entra Berlusconi con il fallimento della Dc-Partito popolare e con la dispersione del voto cattolico in altre formazioni politiche. Ma don Sciortino, accecato dall'antipatia per il Pdl, non si cura della storia e nemmeno della cronaca, e si domanda chi debba fare autocritica: i cattolici che sono andati a rimorchio della sinistra o quelli che si sono attaccati al tram berlusconiano? Interrogativo retorico che contiene già la risposta: i credenti fiduciosi nel Cavaliere sono dei deficienti. Capito l'antifona? Sarebbe stato più saggio se si fossero intruppati nel caravanserraglio progressista, insieme con Nichi Vendola, Walter Veltroni e Pier Luigi Bersani. Così sarebbero riusciti da tempo a far passare tutti i provvedimenti che fanno orrore al magistero della Chiesa: i matrimoni gay, la fecondazione artificiale, il testamento biologico senza vincoli e, magari, per completare la festa laica, l'eutanasia. Se è questo che vuole Fanghiglia Cristiana, allora la linea Sciortino è perfetta, e lui, con i suoi scherzi da prete, può aspirare al soglio pontificio per la gioia dei cattocomunisti. Che c'erano anche prima dei berluscones.
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