La Ue verifica gli sconti fiscali alla Chiesa

Dalla Rassegna stampa

Rischiano di risultare incompatibili con la legislazione europea sulla concorrenza le esenzioni fiscali concesse dallo Stato italiano alla Chiesa. Nel mirino di Joaquin Almunia, il commissario Ue competente che oggi annuncerà l'apertura di un'inchiesta, compaiono la cancellazione dell'Ici concessa nel 2005 poi modificata nel 2006 a favore degli enti ecclesiastici che esercitano attività «non esclusivamente commerciali». Non solo. Ci sarà anche l'esenzione del 50% del pagamento dell'Ires per le associazioni a scopo di assistenza e beneficenza. Le attività nel mirino sono diverse: spaziano dagli alberghi alle scuole, agli ospedali. Da domani l'Italia avrà due mesi per rispondere alla Commissione Ue. La quale avrà 18 mesi per esprimere il verdetto finale.
«Alla luce delle informazioni a disposizione la Commissione non può escludere che le misure costituiscano un aiuto di Stato. Decide quindi di indagare ulteriormente» si legge nel testo che sarà approvato oggi dall'Esecutivo Ue, a quanto pare con il consenso unanime di tutti i suoi membri. Secondo Bruxelles quattro anni di indagini e due archiviazioni non sono bastati a fugare i dubbi sull'incompatibilità dei privilegi riconosciuti alla Chiesa rispetto alle norme del mercato unico in fatto di aiuti di Stato. Sarebbero due miliardi di curo all'anno le risorse che, grazie a queste agevolazioni, non finirebbero nelle casse dell'erario italiano. L'esenzione dall'Ici secondo Bruxelles rappresenta un aiuto pubblico, che però non sembra essere legittimato dalle eccezioni peraltro previste dal Trattato Ue.
Al contrario i vari servizi di ricezione e sanitari offerti dagli enti ecclesiastici «sembrano essere in competizione con analoghi servizi offerti da altri operatori economici» che non beneficiano degli stessi sconti fiscali.
Di più. L'esenzione lei non appare in linea con i principi del sistema fiscale italiano. L'articolo 149 del testo unico per le imposte sui redditi, che conferisce a vita la qualifica di enti non commerciali a quelli ecclesiastici, avrebbe «a prima vista, carattere discriminatorio» poiché consente, esclusivamente agli enti ecclesiastici e alle associazioni sportive amatoriali, di non versare la tassa comunale sugli immobili.
Tutto comincia nel 2006 con la denuncia a Bruxelles del regime fiscale agevolato da parte del radicale Maurizio Turco. La Commissione aveva preso la faccenda con le molle, tentando in definitiva di scantonare. Tanto è vero che ci sono state ben due archiviazioni. Secondo Neelie Kroes, il precedente commissario alla Concorrenza, non ci sarebbero stati elementi sufficienti a definire illegittime le agevolazioni alla Chiesa. Che comunque non sembravano avere rilevanza e impatto tali da compromettere gli scambi all'interno del mercato unico europeo. A far cambiare idea al suo successore sono stati coloro che avevano presentato ricorso.
Di fronte all'inazione di Bruxelles si sono infatti rivolti al Tribunale europeo di Lussemburgo per chiedere se comportandosi così, in pratica temporeggiando sull'apertura di un'indagine, la Commissione si rifiutasse di ottemperare al dovere di far rispettare il diritto comunitario. Di fronte alla prospettiva di essere chiamata in causa per inottemperanza al suo ruolo di guardiano del Trattati comunitari, Almunia ha deciso di rompere gli indugi. Domani dunque partirà l'inchiesta formale. Che sembra probabile alla fine finirà almeno per ridimensionare i privilegi di cui la Chiesa ha goduto finora.

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