La Ue alza tirò contro Teheran

Dalla Rassegna stampa

Pur senza abbandonare la politica del bastone e della carota, Bruxelles questa volta ha avuto la mano pesante nei confronti dell'Iran. Da oggi Teheran sarà oggetto di durissime sanzioni da parte dell'Unione europea: sanzioni «senza precedenti», come ha voluto sottolineare il ministro degli Esteri britannico William Hague, che vanno ben oltre le misure finora applicate dall'Onu e persino dagli Stati Uniti, perché colpiscono direttamente e a 360 gradi il cuore dell'economia iraniana, l'industria petrolifera, e i rapporti con i suoi maggiori partner commerciali. Secondo le anticipazioni sul testo, che verrà pubblicato oggi sulla Gazzetta ufficiale europea, i Ventisette hanno completamente bandito gli investimenti, le fornitura di attrezzature e il trasferimento di tecnologie nel settore del petrolio e del gas, compreso il gas naturale liquefatto (Gnl). I limiti si estendono anche auna lunga lista di prodotti che si prestano a un possibile «doppio utilizzo», prodotti cioè destinati a impieghi civili, ma potenzialmente dirottabili verso impieghi militare, come ad esempio alcuni software. Ostacoli difficilmente aggirabili, vengono imposti al trasporto delle merci: i cargo iraniani non potranno atterrare negli aeroporti europei, mentre per gli scali marittimi il divieto viene esteso, oltre che alla compagnia di navigazione di stato (la Islamic republic of Iran shipping line) anche ad altre tre sospettate di esservi collegate. Bruxelles ha poi aggiunto otto banche iraniane alla black list, che ora si estende al 96% del sistema creditizio del paese, imponendo l'immediata interruzione delle relazioni e il congelamento degli asset. Nessun istituto della repubblica islamica potrà aprire filiali in Europa, sarà vietato a chiunque commercializzare bond iraniani o concedere crediti e garanzie commerciali. Qualsiasi trasferimento in denaro superiore a 40 mila euro dovrà essere autorizzato e occorrerà una segnalazione per le somme a partire da 10 mila euro. Anche le attività assicurative subiranno uno stop: elemento cruciale per ostacolare i trasporti petroliferi, come dimostrano gli effetti scaturiti dalla decisione dei Lloyds, che a inizio luglio ha smesso di assicurare qualsiasi carico diretto in Iran. Da allora il paese ha ricevuto solo tre cargo di benzina - provenienti da Cina, Turchia e Venezuela - contro gli abituali 10-13 di questo periodo dell'anno, sperimentando difficoltà inedite negli approvvigionamenti di un prodotto che gli è indispensabile (nonostante sia il quinto produttore mondiale di greggio, l'Iran non ha abbastanza raffinerie e deve importare il 40% del fabbisogno di carburanti). «Ecco qualcosa in cui vedrete tutti i 27 paesi europei lavorare insieme», ha sottolineato la commissaria agli Esteri della Ue, Catherine Ashton. Sulla stessa linea il ministro italiano Franco Frattini: «La Ue ha dimostrato di essere credibile e unita. Questo non era scontato solo alcuni mesi fa». L'obiettivo finale della Commissione europea rimane quello di riportare Teheran al tavolo di trattative con le potenze occidentali: dall'ottobre dell'anno scorso non ci sono più stati incontri de visu, ma solo sporadiche lettere. Un gelo interrotto proprio ieri dalle parole affidate all'agenzia iraniana Irna da Ali-Ashgar Soltanieh, ambasciatore di Teheran presso l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea): il diplomatico ha dichiarato che il suo paese è pronto a tornare «senza condizioni» ai negoziati sullo scambio di combustibile nucleare. Nonostante la coincidenza temporale, è comunque difficile legare l'inattesa apertura alle nuove sanzioni.

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