Tutto inutile

Non ci eravamo ancora ripresi dalla sonnolenza provocata dal discorso di Berlusconi, che Fini annunciava la nascita di un nuovo partito: il suo. E ci siamo risvegliati. Finalmente una notizia. La vera notizia della giornata. Bissata qualche ora dopo da quest'altra: sono state presentate quattro mozioni di fiducia, tutte identiche, per complessivi cinque partiti che sostengono il governo: Pdl, Lega, Fui, Mpa e Noisud. Altro che il bipartitismo dei tempi belli, quando gli Oni Oni, Berlusconi e Veltroni, filavano d'amore e d'accordo citando Calamandrei. Qui siamo tornati al pentapartito. E quanto durerà è presto detto: poco. L'avevamo già scritto in tempi non sospetti: fra il tirare a campare e il tirare le cuoia, Berlusconi ha scelto il tirare a campare. Non c'è da biasimarlo, è stata anzi una scelta saggia. Andreotti non avrebbe potuto fare meglio. Il Cavaliere non aveva scelta. Ci ha provato, a costruirsi un'altra e diversa maggioranza, senza i finiani, senza la terza gamba ma con qualche strapuntino.
Niente da fare: i 316 autosufficienti non ci sono. In tutto i voti sono stati 342. I finiani decisivi. Bossi lo riconosce: numeri limitati, strada stretta. Ila fatto bene Berlusconi a smentire la compravendita di deputati. Anche perché, con quei i risultati, il Cavaliere si confermerebbe un grande venditore ma un pessimo compratore. Dunque, avanti con chi già c'è. La Russa, che è proprio un bel tipo, si vanta del fatto che Berlusconi non ha concesso il riconoscimento politico ai finiani, manco fossero le Br. Ma dove vive? Se il premier ha addirittura invitato formalmente il parlamento a votare la mozione di fiducia firmata da Fli e Mpa insieme... Tra il discorso della mattina e la replica della sera, è successo che Fini ha annunciato la nascita di un nuovo partito di centrodestra. Se Berlusconi non intendeva riconoscer- lo poteva dirlo in aula: invece non ha fiatato, ha fatto finta di niente, l'ha accettato come un fatto compiuto. Ci fosse stato almeno qualche volo pindarico nel programma, qualcosa che avrebbe potuto far dire: beh, hanno rappattumato un po' alla buona, ma almeno si sono dovuti impegnare a fare insieme questa cosa per l'Italia. Prendiamo la giustizia: non c'è il processo breve nel discorso di Berlusconi perché i finiani non l'avrebbero gradito, e c'è il lodo Alfano perché i finiani hanno detto che potrebbe andar bene; ma sull'uno e sull'altro è chiaro che il voto andrà contrattato di volta in volta.
E non si tratta di quisquilie, ma del punto cruciale della legislatura, di quel salvacondotto per il premier che se c'è la legislatura ha qualche speranza di durare, e se non c'è si va a votare. Insomma, da oggi si ricomincia tale e quale a prima. Anzi peggio, perché Fli si trasforma in partito. Tutte queste cose non è che Berlusconi non le sappia, non è che si illuda che possa durare tre anni così, anche perché se lo facesse ne uscirebbe tra i fischi degli italiani, e i fischi si sa che non gli piacciono. Dunque la fiducia di ieri vuol semplicemente dire che la crisi è rinviata di qualche mese, che il pranzo di Natale lo faranno insieme, ma forse per la Befana si saranno già lasciati, e si va a votare a primavera, sperando che nel frattempo il cerino sia rimasto in mano all'altro.
Della giornata di ieri, teatrino della politica purissimo, del genere che neanche la Prima Repubblica, contano più i segnali di fumo che si sono scambiati Casini, Bersani e Fini che quelli che si sono passati - praticamente nessuno - Fini e Berlusconi. Della giornata di ieri contava di più l'incazzatura dei leghisti che si sono dovuti sorbire un discorso alla democristiana con tante promesse al Sud, Salerno-Reggio Calabria compresa, e che non vedono l'ora che questa pantomima finisca e si vada di corsa alle urne. Ovviamente non dovranno aspettare molto. Del resto, per annunciare ai suoi che avrebbe votato la fiducia, Fini ha detto ieri che era «inevitabile». Non è l'aggettivo che definisce un'alleanza politica, è la parola che si usa per descrivere gli stati di necessità. I quali durano finché non si può fare diversamente, e poi ognuno perla sua strada. A differenza di quell'altro, questo pentapartito non avrà lunga vita. Siamo ritornati al pentapartito ma questo non avrà vita lunga.
© 2010 Il Riformista. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU