Tutti uccisi da una norma «intoccabile»

L'omicidio di Shahbaz Bhatti ha drammaticamente ribadito l'“intoccabilità" della legge antiblasfemia. La scomparsa del ministro, con alle spalle un lungo e credibile impegno per i diritti delle minoranze, priva i cristiani della loro voce più autorevole a livello politico.
Arriva tuttavia dopo di una lunga sequenza di assassinii e di persecuzioni contro vittime della legge o chi ne ha cercato modifica o abrogazione. Per una casualità significativa, Bhatti era nato nello stesso villaggio di Kushpur dov'era cresciuto il vescovo John Joseph, che alla guida della diocesi di Faisalabad aveva lottato per salvare la vita di Ayub Masih, condannato a morte dai radicali islamici prima che dalla legge. L'esilio garantì ad Ayub e alla sua famiglia la vita del profugo, ma non prima che monsignor Joseph sacrificasse la sua come atto di estrema protesta. Era il maggio 1997. Successivamente, a decine, cristiani, indù, sikh e ahmadiya sono stati incarcerati e solitamente poi rilasciati per decisione dei giudici al termine di processi in cui hanno messo a repentaglio la vita, a volte perdendola in esecuzioni extragiudiziarie per mano degli estremisti che della legge fanno un uso strumentale all'emarginazione delle minoranze e a interessi di ogni genere.
Vicini a noi, cronaca degli ultimi mesi sono i casi di due donne e di due politici, vite solitamente ignote le une alle altre, in questo caso drammaticamente intrecciate.
Dalla sua condanna a morte per oltraggio al profeta Maometto nel novembre 2010, la cristiana Asia Bibi consuma le sue giornate in carcere, lontano dalla famiglia che vive in clandestinità in attesa di un processo d'appello che potrebbe durare anni, esposta a rischi pressoché quotidiani. Per lei, infatti, come per la correligionaria Agnes Nuggo, arrestata il 16 febbraio, la condanna è comunque a morte, scritta nei cuori e nelle menti degli estremisti che hanno posto taglie sulla loro testa come sulle altre 16 donne che dal 1987 al 2011 si sono viste arrestare.
Come su quella di Salman Taseer, politico raffinato e progressista, governatore del Punjab, che sulla vita misera di Asia aveva scommesso la propria, scommettendo il suo peso politico e morale per salvare la donna e modificare la legge. Un sicario parte della sua scorta l'ha ucciso con decine di pallottole il 4 gennaio. Ieri è toccato a Shahbaz Bhatti.
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