Tutti pazzi per Emma

Dalla Rassegna stampa

La fase preparatoria per le elezioni regionali continua a riservare sorprese e colpi di scena. Ieri la principale è stata la candidatura radicale alla presidenza della Regione Lazio di Emma Bonino. La vicepresidente del Senato, eletta nelle fila del Pd nel 2008, era sembrata scettica fino a pochi giorni prima sulla linea pannelliana dell’”andiamo da soli”. Al recente congresso radicale di Chianciano non aveva fatto segreto della sua incredulità sulla possibilità di alleanza con i Verdi e i socialisti. Pannella invece aveva insistito sul progetto di una versione italiana di Europe ecologie, la formazione francese guidata da Cohn Bendit che ha raccolto il 16% dei consensi al suo esordio elettorale. Nella conferenza stampa di ieri invece, oltre alla tipica giaculatoria antipartitocratica, si sono notati i colpi di fioretto diretti ai Verdi, accusati di essere più preoccupati di strappare qualche consigliere piuttosto che lanciare un progetto politico radicalmente nuovo. Critiche palesemente ingenerose. Il presidente dei Verdi Bonelli, glissando sulle stoccate pannelliane, ha aperto subito alla candidatura della Bonino. Rispedendo però al mittente, garbatamente, le accuse di essere in cerca di poltrone e ricordando ai radicali che la loro sopravvivenza è assicurata grazie ai parlamentari eletti per l’accordo col Pd, mentre il partito ambientalista oggi è espulso da entrambi i Parlamenti, europeo e italiano. Per non parlare poi dei casi, vedi il Piemonte, in cui una coalizione concorrente al centrosinistra potrebbe causare la vittoria del centrodestra. Da settimane erano in corso le trattative tra Verdi e Radicali, in particolare, per presentarsi in coalizione con candidati propri. I Verdi però sono al governo col centrosinistra in più di una regione e non avrebbero potuto sganciarsi in tutti i territori, rinnegando il lavoro fatto nel quinquennio. Tra gli esempi quello delle Marche, dove i Verdi sono nel governo della Regione con il tesoriere del partito Gianluca Carrabs, e dove la coalizione si ripropone con buone chances di vincere. O al Veneto dove intorno alla candidatura verde di Bettin per Venezia cresce il consenso del centrosinistra. In casa verde comunque nessuno ha voglia di raccogliere la polemica radicale. «Sono piani di analisi differenti – commenta un dirigente veneto –. I Radicali fanno un’analisi tutta politica che non tiene in nessun conto i territori, dove loro sono spesso completamente assenti. In primavera eleggiamo i governi di 13 Regioni, governi che faranno cose importanti. Con i Radicali siamo in armonia assoluta su molte questioni, ma al nord per esempio c’è il tema della resistenza all’avanzata di questa Lega, e questa destra xenofoba. Siamo al fronte qua. In una situazione del genere io sono anche disponibile a considerare un’alleanza con l’Udc. Certo senza cedergli né la presidenza ne il programma. I valori restano valori». Alla fine invece Pannella si è spazientito e ha deciso di spaginare i giochi muovendo per primo. Quella di Emma Bonino presidente nel Lazio è una candidatura forte. Per il prestigio personale e la sua storia politica esemplare. Nel Lazio soffocato dal clericalismo di destra e dall’ipocrisia cattocomunista di sinistra, la Bonino rappresenta una vera boccata d’aria fresca. La sua candidatura però ha lo stesso effetto dirompente sugli schieramenti di quella di Vendola in Puglia. Se non sposata da tutto il centrosinistra cioè, spacca il fronte e regala senza alea la regione alla destra. Ora la palla passa in casa Pd, che ha affidato in serata una missione esplorativa al presidente della Provincia di Roma, Zingaretti. La battaglia nel Lazio per la Bonino può costituire un laboratorio politico che assume rilevanza nazionale. Costruire dietro a una donna dello spessore della Bonino una piattaforma laica e ambientalista, e magari tentare un’operazione simile in Lombardia, potrebbe davvero rappresentare la novità politica dell’anno.

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