Tutti contro la Fornero, il Pd ritrova l'unità

Dalla Rassegna stampa

Quasi da "libro Cuore". Massimo D'Alema fotografa con una battuta quello che accade al Pd, riunito in una direzione che dimentica di parlare di amministrative, preso com'è dall'offensiva sul mercato del lavoro. Questione da cui i Democratici si distraggono solo per mettere sul tappeto quell'altro tema cruciale che è la riforma elettorale e che segna divisioni nette nel partito. Ma contro la riforma Fornero tutto il Pd è unito sulla linea di Ber sani: «Vogliamo la riforma ma ci sono lacune da correggere». Lo si farà in Parlamento. E lì, nel merito, il Pd avrà modo di divaricarsi sulle ricette (tra Ichino e Fassina), ma ieri no. Tanto che, annuncia il segretario, ci sarà «una task force unitaria, un tavolo con gruppi parlamentari e partito perché non dobbiamo avere 100 voci, stop alle uscite estemporanee». La soluzione condivisa sull'articolo 18 è il cosiddetto modello tedesco, ovvero la possibilità di risarcimento o reintegro decisa dal giudice per i licenziamenti individuali per motivi economici. Alla fine il voto sulla relazione di Ber sani è unanime. Notizia diffusa in tempo reale su Twitter, perché oltre a essere la prima direzione unitaria, è anche la prima seguita via tweet con foto postata: una birretta sul tavolo, che il segretario berrà a fine riunione.

Comincia con commenti sulla frase di Fornero riportata nel colloquio con Repubblica. Il ministro del Lavoro ha detto: «Non cederemo». Bersani non la cita nella relazione ma, in conferenza stampa post direzione, attacca e avverte: «Non so cosa intenda il ministro quando dice "non cederemo". Qui non è questione di cedere ma di ragionare, di capire come modificando questa norma si possa garantire un esito che assomiglia alle migliori esperienze europee». In Parlamento, aggiunge, «non si potrà mettere giù così il tema, chi vince e chi perde, noi non siamo interessati a vincere, siamo interessati a trovare una soluzione giusta».

Nei capannelli in direzione, si parla di Fornero. Il malumore è forte nei confronti del governo e del ministro, definita «talebana». «Chi ha posto veti è lei, la Fornero», afferma Nicola Latorre. I cattolico democratici ricordano che sarebbe stato molto meglio alla guida del dicastero del Lavoro, Carlo Dell'Aringa. Gelo anche su Napolitano. Bersani ringrazia il capo dello Stato «per lo sforzo di saldatura tra tecnica e politica». Nessuno applaude. Solo Enrico Letta, il vice segretario, osserva: «Monti è tutt'altro che conservatore come troppi anche a casa no sua lo dipingono». Veltroni valorizzai punti di unità: «Apprezzo la relazione di Bersani», ma pressa: «Lavoriamo insieme, no all'ossificazione delle correnti e agli attacchi personali». D'Alema premette: «Come ha detto Walter..., ma non stiamo scrivendo il libro Cuore». Applausi. Applaudito anche quando afferma: «Chi ha sperato di spaccare il Pd e metterlo contro la Cgil, rischia di finire come Willy il coyote». Spiaccicato. Intervento appassionato di Bindi: «Con l'articolo 18 è in gioco la dignità dei lavoratori, senza il Pd la riforma non si fa». Finocchiaro: «Vogliamo cambiare un'ingiustizia». Intervengono tutti i big, e Sandro Gozi tweetta: «Sembra Ballarò, questi non molleranno mai». Franceschini parla anche di primarie per dire no a quelle per i candidati al Parlamento. Ci sarà un lifting-primarie. Si parla anche dei rimborsi elettorali ai Radicali, Rai, socialdemocrazia, della piazza Cgil. Meta: «Connettiamoci con il paese».

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