Tutti i complici del declino

Dalla Rassegna stampa

Ma perché mai dovrebbe esserci in Italia un futuro di crescita economica, di ampliamento della ricchezza individuale e collettiva, di assorbimento e valorizzazione delle energie giovanili, se entrambi i principali strumenti di guida e controllo della collettività, la politica e il diritto, danno l'impressione di essere stati plasmati per favorire il declino, l'accelerazione della de-industrializzazione del Paese, l'accrescimento e la diffusione della povertà?
Partiamo dal diritto. Si accusano sempre e soltanto i politici per le astruserie delle norme che regolano l'amministrazione pubblica e i rapporti fra amministrazione e cittadini. Ma i politici sono solo dei coprotagonisti e, spesso, anche impotenti (basti vedere come il cavillismo, di cui l'amministrazione pubblica è maestra, riesca oggi a ritardare, e forse anche a sabotare, l'attuazione di diverse riforme varate dal governo Monti). Quella impalcatura giuridica, soffocante e irrazionale, è gestita, plasmata, interpretata da una «infrastruttura amministrativa», una burocrazia, che, per mentalità prevalenti e stili di lavoro, è assai poco compatibile con le esigenze di una società industriale in crescita.
Tale uso perverso del diritto da parte di burocrati addestrati a non fare i conti col principio di realtà non caratterizza solo l'amministrazione. Tanti operatori giudiziari sono dello stesso conio, figli della stessa tradizione giuridica che ha formato gli amministratori. Basti vedere come viene giudiziariamente gestita la vicenda dell'Ilva di Taranto. Non sembra che si voglia contemperare a tutti i costi, tenendo conto dei dati di realtà, bonifica e salvataggio della continuità produttiva e delle quote di mercato dell'azienda. Sembra piuttosto che si voglia dare, anche lì, un contributo alla de-industrializzazione del Paese. Come se la disoccupazione e la conseguente povertà non fossero anch'esse attentati alla salute, cause di mille malattie. Oppure pensiamo ai ricorsi Fiom contro la Fiat. La Fiom ha già vinto un importante ricorso su Pomigliano. Poniamo che anche altri magistrati le diano ragione. Non sarebbe forse quello, alla fine, un ottimo argomento per spingere la Fiat a prender su baracca e burattini e andarsene definitivamente? È da dubitare che ci sarebbe in tal caso una vittoria dei «diritti dei lavoratori»: quei diritti, comunque definiti, si estinguerebbero, non essendoci più i lavoratori.
Guardiamo ora alla politica. È troppo comodo, è troppo facile dire che la «demagogia» è solo quella di Beppe Grillo. Se per demagogia si intende promettere senza tener conto dei dati di realtà, senza precisare come, con quali soldi, e presi dove, e con quali conseguenze, si onoreranno le promesse, allora la demagogia è di casa ovunque: è il modo dominante mediante il quale i politici, vecchi e nuovi, si rivolgono all'opinione pubblica.
Dario Di Vico (Corriere , 22 settembre) ha ben illustrato a cosa abbia condotto la demagogia nella vicenda dell'inceneritore di Parma. I grillini avevano promesso di bloccare l'opera senza però precisare quale salasso ciò avrebbe comportato per le già disastratissime finanze comunali: una penale di 16 milioni di euro. E senza badare al fatto che la «soluzione» cosiddetta alternativa (esportare i rifiuti, secondo il luminoso esempio napoletano) imporrebbe ai contribuenti costi altissimi.
Ma, come si è detto, è facile prendersela con i grillini: con il no all'inceneritore non stanno facendo nulla di diverso da ciò che, prima di loro, hanno già fatto altri amministratori in altre zone del Paese.
Oppure, si prenda il caso di Berlusconi: promette di abolire l'Imu ma dimentica di dire da dove prenderà le risorse. O quello di Bersani, il quale, nel rigoroso rispetto della «agenda Monti» (qualunque cosa questa espressione significhi) si circonda di uomini che intendono rovesciare come un guanto la suddetta agenda, dalle pensioni al lavoro.
O si pensi a chi invoca patrimoniali in un Paese già super tassato. O a chi vaneggia di politiche industriali (che, tradotto dal politichese o dal sindacalese, significa massicci investimenti pubblici) per «sostenere l'occupazione», come se vivessimo ancora nel mondo relativamente chiuso e protetto del 1960 anziché in quello, globalizzato e iper competitivo, del 2012. Eppure, forse per la prima volta nella storia del Paese, c'è la possibilità che la demagogia abbia stancato una parte almeno dell'opinione pubblica e che quella parte attenda solo che qualcuno se ne accorga. Magari, chissà?, si è aperto uno spazio per l'anti demagogia (quella vera), la quale consiste nello spiegare dettagliatamente che cosa si intenda fare, con quali costi e quali conseguenze prevedibili, tenuto conto degli stringenti vincoli posti dalla realtà. Magari, il primo che riesca a dare di sé una vera immagine di serietà e di rigore potrebbe avere uno spazio elettorale che, data la nostra tradizione, è sempre stato fin qui negato ai non-demagoghi. Per esempio, chi scrive è convinto che se non si abbasseranno drasticamente le tasse, le tante parole che si spendono a favore della crescita economica resteranno solo chiacchiere. Ma è altrettanto convinto che se si vogliono abbassare le tasse bisogna spiegare dettagliatamente come e dove si recupereranno le risorse occorrenti.
Cattive abitudini politiche e cattivo uso del diritto spingono il Paese sulla strada del declino. Urgono idee fresche su come rovesciare la tendenza.
 

© 2012 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK

Ti potrebbe interessare anche:

 Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e del tesoriere Michele Capano Salutiamo che per la prima volta un presidente del Consiglio parli di "referendum act", come ha fatto oggi Matteo Renzi: cioè di una proposta complessiva di riforma dell'istituto...
 Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e del tesoriere Michele Capano   Solo superando le norme "medievali" che ostacolano la raccolta delle firme, la riforma costituzionale amplierà la partecipazione popolare come afferma il presidente...
"Di fronte a un flusso di migranti ormai costante da oltre due anni, le istituzioni e il territorio milanesi hanno deciso di intervenire tempestivamente per assicurare un'accoglienza dignitosa a migliaia di persone e garantire al tempo stesso una gestione ordinata all'intera città" così il...