Truffano e fanno le vittime

Dalla Rassegna stampa

Gli avversari del centrodestra, dopo i noti «incidenti» nella consegna delle liste, hanno detto che non avrebbero voluto vincere a tavolino, cioè senza misurarsi alle urne. Ma non hanno mai specificato come ciò sarebbe stato possibile senza un provvedimento che riammettesse in gara il PdL.
Nel momento in cui il governo, d'accordo con Giorgio Napolitano, ha varato il decreto interpretativo col quale sistemare i pasticci, chissà perché hanno gridato allo scandalo. Cos'altro si sarebbe potuto fare per iscrivere alla gara Formigoni (Lombardia) e Polverini (Lazio)? Questo non l'ha mai precisato nessuno. Se la soluzione del decreto non va bene, bisogna pur trovarne
un'altra. Quale? In assenza di proposte, facile pensare che la sinistra in realtà confidasse nell'esclusione delle liste pdl per vincere senza ostacoli. Se le cose non stessero così non si spiegherebbe la reazione dei progressisti al provvedimento dell'esecutivo e firmato dal Presidente della Repubblica.
Il Partito democratico ha programmato una manifestazione di piazza per protestare contro il ripescaggio del Pdl; e Antonio Di Pietro si è lanciato in una improbabile richiesta di sottoporre a processo il capo dello Stato perché questi avrebbe violato la Costituzione firmando quel decreto.
In pratica siamo alla rottura - come il Giornale ha scritto ieri - fra Napolitano e la sinistra grazie alla quale fu eletto il capo dello Stato. Anche Eugenio Scalfari, ieri sulla Repubblica, tanto per rimanere allineato con gli antiberiusconiani, ha sostenuto la stessa tesi contraddittoria: «Ci sono, nel decreto legge, un pregio e una quantità di difetti ... Il pregio è d'aver dato al maggior
partito di maggioranza e ai suoi candidati la possibilità di partecipare al voto regionale... così da esercitare il diritto elettorale attivo e passivo...». Continua Scalfari: «I difetti - che meglio possono essere definiti vere e proprie prevaricazioni - sono molteplici. Alcuni di natura politica, altri di natura costituzionale...».
Mettiamo che il fondatore de la Repubblica e i suoi amici di sinistra abbiano ragione. Nel momento in cui però riconoscono che sarebbe stato impensabile «squalificare» il Pdl per errori nelle liste, e che un escamotage andava comunque «inventato» per scongiurare il pericolo di elezioni zoppe, essi sono obbligati a rivelarci come si sarebbero comportati al posto di Napoletano e Berlusconi. Quale coniglio avrebbero estratto dal cilindro? A domanda non rispondono.
Criticano e basta. Converranno che in un caso come questo se si afferma che la strada «A» non va bene bisogna degnarsi di indicarne un'altra percorribile. Se c`è. A questo punto costatiamo invece che dei diritti degli elettori non importa nulla alla sinistra, la quale anzi li ha in uggia e vorrebbe eliminarli del tutto allo scopo, una buona volta, diprevalere sul centrodestra. Abbia almeno il coraggio delle proprie cattive idee e ammetta che per essa conta il risultato e non come lo si ottiene. Dato che il Pd e l'Idv non hanno alcuna speranza di superare Berlusconi
alle urne, dicano senza tanti giri di parole che gradirebbero batterlo in qualsiasi altro modo, compresa l'«eliminazione» dell'elettorato di centrodestra. Sarebbe una dimostrazione di onestà intellettuale e di sincerità addirittura apprezzabili in un Paese in cui, da quindici anni, ogni tentativo scorretto di far fuori il Cavaliere viene ipocritamente giustificato con l'esigenza di ripristinare la legalità.
Ma quale legalità? Chiunque abbia fatto un po' di politica siapure in posizione marginale sa che la legge elettorale è roba d'antiquariato, vecchia, inadeguata, fatta apposta per incentivare gli imbrogli. Che si ripetono immancabilmente in occasione di ognivotazione.
Le firme di presentazione vengono raccolte prima ancora che le liste siano state compilate. E l'autentica degli autografi avviene non alla presenza dei firmatari bensì in una fase successiva, con comodo. Se la legge fosse applicata sul serio, si dovrebbero annullare tutte le consultazioni politiche e amministrative e regionali dalla prima all'ultima. Ora prendersela soltanto con il Pdl significa commettere una grave ingiustizia, e non ai danni di un partito bensì dei cittadini che desiderano votarlo. E vero che la forma non va presa sottogamba. Ma è ancora più vero che la forma è al servizio della sostanza e non il contrario. E la sostanza è che gli italiani devono esercitare il diritto di scegliere liberamente i loro rappresentanti; e affinché ciò si verifichi la rosa dei candidati è indispensabile sia completa, non priva degli uomini e delle donne di centrodestra.
II resto è truffa.
 

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