Troppe assenze, nel Pd rimpianti e sospetti

Ma la guerriglia parlamentare non è bastata. Né, probabilmente, basterà neanche la settimana prossima. Certo, sarebbe andata diversamente se non fossero mancati all'appello alcuni deputati delle opposizioni. Già, perché tra mercoledì notte e la giornata di ieri non sempre la maggioranza era a ranghi completi. In diverse votazioni ci sarebbe voluto poco, giusto una manciata di parlamentari in più, per mandare sotto il centrodestra e bloccare il processo breve. Così non è stato. E qualcuno nel Pd si domanda perché.
Domanda retorica, perché nelle file del Partito Democratico germina il sospetto che quelle assenze non siano state casuali. Dopo tanto tuonare contro il provvedimento voluto da Berlusconi, com'è possibile che i deputati delle opposizioni non siano stati tutti precettati? Avrebbero potuto vincere se non la guerra almeno qualche battaglia, e mettere in difficoltà il presidente del Consiglio che è da due giorni che raccomanda ai suoi calma e gesso (oltre che la partecipazione alle votazioni, naturalmente) per non creare incidenti e intoppi che facciano slittare i tempi del processo breve. E' andata diversamente. «Il massimo risultato ottenuto - commenta amaro più d'uno nel Pd - è stato quello di far slittare di qualche giorno un provvedimento che servirà a Berlusconi tra qualche mese...».
Anche il giorno dopo le maglie del centrodestra si sono allargate. Qualche minuto dopo le dodici e mezzo è stato messo in votazione un emendamento del Pd: 298 i deputati della maggioranza (ne mancavano diversi) e 289 quelli delle opposizioni. C'erano assenze sui banchi di Fli e su quelli dell'Udc (non c'era Pier Ferdinando Casini), mancava una deputata dell'Idv e Maurizio Migliavacca (che ha partecipato agli altri scrutini) in quel momento era in "missione". Una decina di assenti che hanno fatto la differenza. Più tardi, nel pomeriggio, su un emendamento dell'Idv, i parlamentari di Pdl, Lega-e Responsabili vari erano 297. Però pure stavolta, alla votazione che si è svolta verso le 16 quelli delle opposizioni non si sono presentati tutti in massa: erano soltanto 289. Ne mancavano due del Partito Democratico (Luciano Pizzetti e Livia Turco), erano assenti un deputato dell'Italia dei Valori, due dell'Udc e una manciata di quelli di Futuro e libertà.
Insomma, per farla breve, almeno cinque o sei volte le opposizioni avrebbero potuto battere la maggioranza. «Già - ironizza il leghista Gianluca Buonanno - avrebbero potuto metterci sotto, però non lo hanno voluto fare». Persino alla votazione dell'articolo i del provvedimento, quella che ieri ha fatto registrare le maggiori presenze, vi erano assenti, anche eccellenti, come il capogruppo di Fli Italo Bocchino, ma questa volta, almeno, non sono stati decisivi.
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