Tremonti: "Tagli alla spesa, non aumenteremo le tasse"

Dalla Rassegna stampa

 

Al termine della due giorni dell’Eurogruppo/Ecofin sulla difesa dell’euro, che è scivolato fino a 1,21 dollari per la prima volta in quattro anni, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha detto che l’Ue non richiede misure aggiuntive all’Italia e verrà quindi rispettato l’obiettivo di interventi pari all’1,6% del pil nel 2011-2012. Tremonti a Bruxelles ha sostenuto di voler impostare «in chiave etica» questa manovra, stimata circa 25 miliardi di euro, che intende presentare oggi al premier Silvio Berlusconi. Il perimetro dei conti pubblici è troppo ampio e questa correzione sarà un cambio etico - ha detto il ministro dell’Economia -. Si darà a chi ha bisogno e si toglierà a chi non ne ha, riducendo i trasferimenti che non hanno ragione di essere e l’uso distorto del denaro pubblico».
Per Tremonti a preoccuparsi dovranno essere «i falsi invalidi e i veri evasori fiscali» perché «non metteremo le mani nelle tasche dei cittadini, non aumenteremo le tasse e non ci saranno interventi sui ceti più deboli». Non prevede tagli nemmeno nel settore pensionistico «perché funziona bene ed è tra i più stabili d’Europa dopo aver compiuto l’adeguamento alle condizioni demografiche e alla speranza di vita».
Come punto di partenza dei risparmi ha indicato «i costi della politica». La riduzione del 5% delle retribuzioni dei parlamentari, proposta dal ministro leghista della Semplificazione Roberto Calderoli, l’ha definita «solo un aperitivo». Promette di voler cambiare un sistema che ha generato «un habitat di soldi facili» e provocato, oltre alla «corruzione», soprattutto un «uso non appropriato del denaro pubblico».
Il ministro dell’Economia ritiene che in Italia esistano «margini di taglio della spesa pubblica ingiustificata o improduttiva tanto ampi da poter intervenire senza creare effetti recessivi». Premettendo il rispetto dei diritti acquisiti degli invalidi, ha segnalato che «la spesa per l’invalidità è oggi di 16 miliardi di euro all’anno, pari a un punto di pil, mentre nel 2001 era di sei miliardi, poi con il Titolo V è stato dato alle Regioni potere di spesa senza dovere di presa...». Un’altra area di intervento è quella dei trasferimenti dallo Stato ai comuni e, in particolare, i 15 miliardi elargiti dal ministero degli Interni.
«Dobbiamo fare una manovra correttiva perché non è vero che: negli ultimi due anni abbiamo messo in sesto la finanza pubblica - ha criticato il leader del Pd Pier Luigi Bersani -. Quando Tremonti minaccia gli evasori spunta sempre un condono». Ma l’ex premier Romano Prodi del Pd ha affermato che l’Italia non è finita come la Grecia per «le finanziarie fatte da me e quelle seguenti fatte da Tremonti». Secondo il ministro, il problema dell’alto debito dell’Italia è gestibile con l’Ue. «Noi vogliamo ridurre il debito pubblico - ha dichiarato - perché è un fattore di distorsione, ma non vorremmo che altri Paesi continuassero con gli antichi vizi di debito privato». Ha aggiunto di aver chiesto all’Ecofin di considerare nella valutazione dei conti pubblici anche l’indebitamento privato e delle banche nazionali, più il fatto che «in Italia la ricchezza finanziaria è due volte e mezzo il debito pubblico e la ricchezza complessiva è otto volte» e che «il Centro Nord è tra le regioni più ricche d’Europa, il dramma del Paese è il Mezzogiorno».
La quota di debito dello Stato detenuta all’estero sarebbe «tra il 40% e 50%». Non lo reputa preoccupante.
Per Tremonti l’obiettivo della speculazione «è l’Europa con la sua moneta, non l’Italia o la Grecia». Per questo appoggia la richiesta Ue di blocco dei derivati credit default swap, usati per colpire gli Stati indebitati e deprezzare l’euro. Ostenta ottimismo sul futuro, ma non sottovaluta la crisi perché «ci sono grandi difficoltà e lo sanno tutti». Ieri il petrolio è sceso fino a 69 dollari al barile.

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