Tremonti: la riforma fiscale? Per gradi

Sentirlo dire da un ministro dell'importanza di Giulio Tremonti fa davvero un certo effetto, tanto che il brusio della platea dei delegati del congresso della Uil lo sottolinea. «Quando incontri un assessore, non ti è chiaro se è un assessore o un camorrista, questa è la realtà del Paese», dice a un certo punto il titolare dell'Economia. Tremonti sta intervenendo alle assise sindacali in un faccia a faccia con il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, moderato da Dario Di Vico. Sta parlando dei costi della politica, ma subito arriva all'attualità, alla corruzione, al malaffare diffusi. «C'è l'immoralità di una quota enorme del sistema politico». E fa l'esempio del sistema sanitario che, «per la metà è commissariato o in default». «La politica - continua il ministro - fa schifo in questi termini: in certe regioni la sanità costa il doppio e rende la metà». E più avanti: «Il sistema sanitario del Centro-Sud è scassato perché c'è un casino morale e politico pazzesco». L'opposizione, chiede Tremonti a Bersani, è disposta su questo a collaborare? Per il ministro bisogna partire dal federalismo fiscale, responsabilizzando le amministrazioni locali, che se inefficienti saranno costrette a imporre più tasse ai cittadini che le puniranno col voto.
Una ricetta che non convince Bersani: «Giulio, guarda che col deficit fai anche consenso. Non è detto che vieni punito dagli elettori, anzi. Negli anni Ottanta abbiamo fatto montagne di deficit in cambio di voti. E quindi non facciamoci troppe illusioni sul federalismo fiscale sul quale pure io sono d'accordo». Secondo il leader del Pd bisogna invece partire dalla lotta all'evasione,«perché io quelli che non pagano le tasse li lascerei senza i servizi, senza l'ambulanza», dice Bersani con una battuta apprezzata dalla platea. Solo riducendo l'evasione, aggiunge, si trovano le risorse per le riforme e gli investimenti, anche se «so bene che se metti mano a questo, rischi un calo dei
consensi».
Tremonti rivendica gli oltre 9 miliardi di curo incassati dalla lotta all'evasione l'anno scorso e ribadisce che vuole fare una grande riforma fiscale, ma precisa anche che «non possiamo farla di colpo: è un discorso estremamente complesso, ma dobbiamo cominciarlo». Troppo poco per Bersani, che invoca subito l'apertura di «una discussione trasparente in Parlamento, senza tavoli, tavoli e crostate», per arrivare a una «Maastricht della fedeltà fiscale», impegnandosi cioè a ridurre l'evasione ai livelli medi europei. Tremonti ribatte che la via giusta è ancora una volta quella di «coinvolgere e cointeressare i comuni» nella lotta agli evasori.
Per la verità una discussione in Parlamento è prevista per mercoledì, sulla crisi. La tesi di Bersani è che il governo, a parte il potenziamento degli ammortizzatori sociali, sia stato finora sostanzialmente «con le mani in mano» mentre bisognerebbe «dare un po' di lavoro in giro» e «spingere i consumi». Tremonti rivendica invece di non aver seguito «cattivi consigli», ribadendo che non farà interventi che aumentino il deficit. «Abbiamo puntato sulle infrastrutture, consolidato il bilancio pubblico e garantito gli ammortizzatori. Per uscire dalla crisi servono politiche europee», conclude.
Oggi il congresso terminerà con la relazione del segretario Luigi Angeletti che rilancerà la proposta di una «alleanza per il lavoro e lo sviluppo», che ha ricevuto il plauso del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e del presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, che invoca «risposte concrete» di politica industriale.
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