Tremonti: "Nessuno è immune. Manovra da 25 miliardi in 2 anni"

Dalla Rassegna stampa

Dalla Grecia ci separa uno specchio di mare, un Paese socialmente coeso, un basso debito privato e conti pubblici sotto controllo che per ora ci «vaccinano» dall’effetto contagio. Però «l’estensione della crisi è sistemica», e nessuno «è immune dai rischi perché passeggero con biglietto di prima classe». Quando Giulio Tremonti interviene a Montecitorio di fronte ad un’aula troppo vuota per temi così decisivi, sui mercati si è già scatenata la bufera. La Borsa di Milano scende, i titoli bancari anche, il differenziale fra i nostri titoli di Stato e i Bund tedeschi aumenta.
Una «situazione seria». Ma delle nove pagine preparate con cura fin dalla mattina non cambia una virgola. Per essere un’informativa sui termini del prestito che oggi verrà erogato a favore della Grecia è solenne: cita prima Roosevelt, poi Churchill, la seconda guerra mondiale, l’importanza di non sottovalutare una situazione - quella greca «molto seria». Poche ore prima i suoi uffici avevano reso pubblici i contenuti della Relazione unificata sulla finanza pubblica italiana: quest’anno il governo stima una crescita all’1%, un deficit stabile al 5%, il debito pubblico - al netto dei 5,5 miliardi che stiamo per offrire alla Grecia - nel 2010 avrà raggiunto il 118,4% del prodotto interno lordo.
Numeri ancora difficili ma in linea con quanto mercati e Commissione europea si attendono dal governo italiano nei prossimi mesi. La disoccupazione, che quest’anno dovrebbe raggiungere l’8,7%, nel 2011 dovrebbe iniziare a scendere e ridursi all’8,2% nel 2012. Per sintetizzare la situazione ad un gruppo di deputati finiani che lo avevano avvicinato in Transatlantico, sceglierà una metafora alpinistica: «Siamo in parete, ma stiamo meglio degli altri». Occorre «tenere la barra dritta». L’importante, lo dirà poco dopo Berlusconi, è che «il rigore resti la priorità assoluta». La traduzione concreta del principio esposto dal premier sta in due righe della succitata Relazione: «Il mantenimento degli obiettivi di finanza pubblica comporta una manovra correttiva sul saldo primario in termini cumulati pari all’1,6% del prodotto interno lordo nel 2011-2012».
Due annidi risparmi. Significa che entro quella data il governo dovrà aver prodotto risparmi di spesa per
poco meno di 25 miliardi di euro. Gran parte di quell’impegno era già scritto nero su bianco nella manovra triennale votata lo scorso autunno da governo e Parlamento: tagli a ministeri, scuola, contenimento della spesa sanitaria, un pacchetto per poco meno di 19 miliardi di euro.
Da quell’impegno ora ci separano altri sei-sette miliardi, ciò che è necessario per riportare entro il 2012 il famoso rapporto deficit-prodotto al famigerato 3%, quello fissato da Maastricht finché Maastricht non verrà riformata.
Entro luglio verranno programmati per il 2011 un po’ di tagli in più alla spesa sanitaria, a quella farmaceutica, probabilmente ci sarà la cessione di qualche immobile pubblico. Tremonti ha rassicurato i deputati sul fatto che il sistema pensionistico «è stabile» e che le riforme «che dovevano essere fatte sono state fatte». Né ci saranno nuovi aumenti delle tasse: la Relazione promette per la fine di quest’anno una pressione fiscale «al 42,8%, inferiore al livello del 2008». Insomma, la Grecia resta lontana, però è bene restare vigili. Finora la metafora che più aveva appassionato Tremonti era quella ludica del videogame. Quella nuova è più seria: «Al termine del suo libro sulla seconda guerra mondiale, Churchill si chiede se quella su cui scrive è stata davvero la seconda guerra od invece il sequitur di un’unica guerra intervallata da un lungo armistizio». La stessa tempesta. Questa «non è una seconda crisi», il secondo tempo della bufera che fra il 2008 e il 2009 ha sconquassato il sistema bancario e finanziario mondiale. «E’ la stessa crisi che è continuata e si è trasformata, passando dai debiti privati ai debiti pubblici e scalandosi su scala globale. Dobbiamo imparare la lezione prendendo tutte le misure necessarie affinché una crisi di questo tipo non si ripeta».

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