Trazione sudista per il «gruppo di responsabilità»

Dalla Rassegna stampa

 

L'«area di responsabilità» esiste già: può contare sul vasto fronte pidiellino contrario al voto anticipato. Ma la seconda idea è più complessa: costruire in pochi giorni un nuovo gruppo parlamentare di «responsabilità nazionale», che appoggi il governo, composto in gran parte da deputati dei gruppo misto che votano già con la maggioranza, da coloro che sono ancora incerti e da qualcuno che si spera di aggiungere puntando sui finiani moderati e su frange dell'Udc. Obiettivo: quota 316 alla Camera, in modo da essere autonomi da Fli. Grimaldello dell'operazione: il meridionalismo, cosa che non è proprio nelle corde di Umberto Bossi. Ma è negli eletti al Sud che il Cavaliere vede aprirsi qualche breccia.
Prima mossa: l'invito di Francesco Nucara lunedì prossimo ad Arcore. Che è repubblicano, certamente, ma anche calabrese e tiene molto alla questione meridionale, tanto che a Montecitorio ha sempre votato con la maggioranza, tranne che sul federalismo. Berlusconi vuole offrirgli la carica di capogruppo della nuova formazione parlamentare: «Sto nel gruppo misto, ma ho sempre votato con il Pdl. Al premier rimprovero solo una scarsa attenzione nei confronti del Sud, ma la sua è una proposta interessante. Rifletterò se accettare». Chi invece avrebbe già deciso di aderire è «Noi Sud», che non c'entra niente con «Io Sud» della Poli Bortone, ma è nato da una scissione dell'Mpa e ha come leader il sottosegretario Vincenzo Scotti: «Noi siamo responsabili da sempre spiega Arturo Iannaccone -. Per questo in cinque, di fronte ad un appello di Berlusconi a costituire un nuovo gruppo parlamentare, non ci tireremo indietro».
Niente da fare invece per il momento con i 5 del siciliano Raffaele Lombardo. Che denuncia: «Abbiamo quasi sempre votato con la maggioranza. Ma il Patto per il Sud di Berlusconi è sparito dall'orizzonte. Quindi non aderiremo e non sappiamo ancora se voteremo la fiducia sui cinque punti programmatici: nessuno li ha ancora letti». Diverso il discorso dei liberaldemocratici guidati da Italo Tanoni: «Noi tre, fino a due mesi fa, non abbiamo mai votato per Berlusconi, poi ci ha voluto incontrare e da quel momento ci siamo astenuti: abbiamo iniziato un percorso...». Lui, Daniela Melchiorre e Maurizio Grassano. Invece Francesco Pionati, ex Udc, ora leader dell'Adc, non avrebbe difficoltà ad aderire: «Ho sempre votato con il governo e le cose non cambierebbero, anche se a questo punto le elezioni sarebbero la cosa migliore». A,conti fatti, quindi, il nuovo gruppo conterebbe per ora una decina di deputati, circa la metà dei 20 che servono per creare una formazione alla Camera. Perché altri del gruppo misto, come i due della Svp (Brugger e Zeller) e il valdostano Nicco, soprattutto quest'ultimo eletto come indipendente con il centrosinistra, assicurano che non accetteranno. E allora?
Si punta ancora sugli incerti e, soprattutto, si continua a sperare che il nuovo gruppo possa attrarre qualche finiano in crisi e, magari, qualche udc in fibrillazione. Michele Pisacane, che è anche sindaco di Agerola (Napoli), confessa: «C'è un problema di legge elettorale, ormai i partiti sono tutti uguali e non si sa più dove approdare...». Il pugliese Angelo Cera fa un passo in più: «Vediamo quello che Berlusconi dirà alla Camera. Tutto è possibile, anche che l'intero gruppo dell'Ade prenda una decisione...». E si parla da tempo anche dei tormenti del siciliano Giuseppe Greco. il Tg1 cita persino i radicali come possibili militanti dell'«area di responsabilità». Ma Emma Bonino, da Atene, commenta: «Ma che discorso è mai questo?».

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