Il trasloco serbo di Marchionne

Dalla Rassegna stampa

 

La produzione in Serbia della nuova monovolume Lo «non toglie prospettive a Mirafiori» e al progetto della «fabbrica Italia», assicura l'ad di Fiat, Sergio Marchionne. A suo dire sarebbe stato impossibile far partire a breve la produzione nel nostro Paese: «Se in Italia non si può contare sul rispetto degli impegni delle controparti, la Fiat sarà obbligata ad andare altrove». Ma in realtà tutto questo il Lingotto lo aveva già pianificato. Almeno dal 30 aprile 2008 quando la Fiat ha acquisito il controllo della Zastava auto di Kragujevac impegnandosi a produrre in Serbia nuove auto di segmento A e B. Proprio quelli ora prodotti a Mirafiori e Pomigliano. Assieme alla Fiat sta volando in Serbia anche l'indotto e soprattutto la migliore tecnologia. A Kragujevac sta per nascere un grande polo per la auto elettriche, nella zona di libero scambio creata dal governo serbo. Ieri per la prima volta nella storia la Fiat ha incontrato governi e sindacati nella sua sede del Lingotto. E non nella Capitale. Come del resto non era mai avvenuto che un premier straniero si recasse a Torino al quartier generale della Fiat. È successo il 20 dicembre 2009 quando il presidente serbo Boris Tadic è andato al Lingotto a chiedere a Marchionne di rispettare gli impegni finanziari, presi nel 2008 a Belgrado quando la Fiat decise di assumere il controllo di Zastava Auto, in joint venture con lo Stato balcanico. Perché fino ad allora era stato proprio il governo di Belgrado a pagare tutti i costi dell'operazione: 50 milioni di euro di capitale iniziale, altri 150 milioni di contributi diretti (in pratica dai 3 ai 5.000 euro per ogni assunto), esenzioni fiscali e soprattutto la creazione della zona franca nell'area dello stabilimento. Il presidente Tadic era rientrato con l'Italia è tornato da Torino con un primo assegno firmato da Marchionne da 100 milioni di euro, prima parte dei 700 milioni di euro di investimenti promessi alla Serbia dal Lingotto. Ma soprattutto a Torino gli avevano mostrato i prototipi dei nuovi modelli che sarebbero arrivati a Kragujevac. Tanto che poco dopo, in Serbia, sono iniziate le assunzioni da parte di Fiat dei primi 1.060 operai, sui 2.433 previsti. Guadagnano in media 350 euro al mese, anche se attualmente sono in cassa integrazione in attesa dell'avvio della nuova produzione. Perché nella fabbrica ci sono 4.500 vecchie Punto invendute. L'auto assemblata a Kragujevac dal 2005, anno in cui la Serbia ha comprato le vecchie linee di Mirafiori, sostituendole a quelle della Fiat 128 fino ad allora realizzata nello stabilimento. Inizialmente era stato un successo, grazie al basso prezzo: una Punto a 6.999 euro. Ora però gli incentivi messi in campo in tutti i Balcani sono finiti. Ma non i lavori dell'indotto nella zona esentasse. In campo la Magneti Marelli, azienda leader nella componentistica e principale fornitore di Fiat che impiegherà circa 500 addetti, e la Ditec, produttore italiano di tubi per i fluidi che dalla Serbia nel 2011 rifornirà Mercedes, Renault, General Motors e Fiat. Infine entro settembre terminerà i lavori anche l'Iveco, altro storico marchio Fiat dei veicoli commerciali che già negli Ottanta aveva venduto alla Zastava sue linee di produzione. In totale il gruppo Fiat conta di produrre a Kragujevac più di 200mila veicoli l'anno, con 10mila addetti che lavoreranno in tutto il settore auto. Ma la novità più grande è la nascita, sempre nella nuova Detroit serba, di un polo altamente tecnologico destinato allo sviluppo e alla produzione di auto elettriche. Fiat vuole realizzare in Serbia i modelli che derivano dal suo ultimo prototipo: la Phylla. Si tratta della prima city car ad energia solare e idrogeno, dalla quale nascerà la nuova Topolino. Anche Lamborghini sarà nei Balcani con l'obiettivo di lanciare sul mercato la prima auto sportiva elettrica. Anche perché in Serbia, quasi al confine con la Bosnia, sono state scoperte grandi miniere di litio. Il metallo alcalino usato per produrre le batterie che in futuro per i trasporti, diventerà fondamentale come l'uranio per l'energia nucleare.

 

© 2010 Terra. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK