Il trasloco non piace a tutti i deputati

«A Montecitorio ci sono salottini magnifici. Fare il deputato non è per sempre. E finché dura bisogna anche godersi le cose belle». Se potesse, Giorgio Stracquadanio, deputato Pdl, al suo ufficio di via del Pozzetto, nel complesso di palazzo Marini, probabilmente non andrebbe mai. E già oggi ci va il meno possibile: più o meno, una volta alla settimana. «Sono il miglior segretario di me stesso -racconta-. Con computer e cellulare non c'è nulla che non possa fare ovunque». E a cosa le serve un ufficio? «In effetti molti miei colleghi hanno uno spazio assegnato ma non lo usano. Io, comunque, lo tengo perché non posso far lavorare i miei collaboratori sotto la pioggia».
Insomma, nella ventina di metri quadri a due passi da piazza San Silvestro lavorano solo gli assistenti. «Pensi che non ho neppure una scrivania. Quando ci vado, mi siedo da ospite». Un metodo di lavoro che privilegiala presenza a Montecitorio, a scapito di palazzo Marini.
Un metodo che, però, non piace a Marco Causi (Pd), che invece passa nella sua stanza più tempo possibile. «Un parlamentare che lavora seriamente non può solo stare in Transatlantico. Una cosa sono le pubbliche relazioni. Poi c'è un altro tipo di lavoro, che consiste nello scrivere, nel documentarsi e che va fatto a tavolino. Un parlamentare senza ufficio sarebbe molto più superficiale di quanto succede oggi». Dismettere palazzo Marini, per l'ex assessore al bilancio del Comune di Roma, sarebbe un danno al lavoro dei deputati: «Quando è iniziata la legislatura - racconta Causi-hanno concentrato tutti gli uffici dei membri Pd della commissione Finanze nella stessa zona. Così possiamo lavorare in sinergia».
Diverso il punto di vista della radicale Rita Bernardini, eletta nelle liste del Pd, in prima fila nella battaglia contro gli affitti pagati per i palazzi Marini: «Non siamo legati a quegli immobili né al suo proprietario Scarpellini, dal quale, a differenza degli altri partiti, i radicali non hanno mai ricevuto contributi. I fondi risparmiati attraverso la dismissione degli edifici andrebbero usati attribuendo un'indennità perla locazione di un ufficio a Roma ai deputati privi di un ufficio assegnato dalla Camera. Previa presentazione di dettagliata documentazione della spesa sostenuta».
Le risponde Ivan Rota (Idv): «Un'operazione di questo tipo mi sembra fuori luogo. Il rischio sarebbe di andare a finire con uffici chissà dove». È fondamentale, insomma, avere una base operativa in una struttura vicino Montecitorio. Continua Rota: «Io, che non. sono di Roma, passo in ufficio tutti i momenti liberi quando non c'è aula o commissione. Spesso ci faccio addirittura l'una o le due di notte». Favorevole al taglio dei costi Alessandro Montagnoli (Lega Nord): «Due deputati possono convivere senza problemi in una stanza. Bisogna pensare a una razionalizzazione degli spazi e del personale». E il collega di partito Massimiliano Fedriga (Lega Nord) propone: «Si potrebbe dismettere la struttura e con le indennità ciascuno potrebbe arrangiarsi per conto proprio. Magari i partiti potrebbero allestire delle strutture comuni, come quella che abbiamo oggi a palazzo Marini, dove sono concentrati i funzionari tecnici e segreterie».
© 2010 Il Sole 24Ore. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU