Trans rinchiusa in via Corelli si impicca il giorno di Natale

Si è tolta la vita il giorno di Natale, impiccandosi alle sbarre della sua cella. Ha usato come cappio le lenzuola della branda su cui dormiva da domenica, quando era stata portata al Cie di via Corelli perché immigrata clandestina. La trans brasiliana di 34 anni, all´anagrafe Diego Augusto Santos Costa, è morta dopo un tentativo di rianimazione. A ritrovare il corpo, alle 15.30 del 25 dicembre, è stata un´altra transessuale rinchiusa nel centro. La morte si presume sia avvenuta due ore prima, ma si attendono i risultati dell´autopsia all´obitorio di piazza Gorini. La polizia l´aveva fermata in piazzale Lagosta, dove si prostituiva. All´arrivo in via Corelli, visto il poco affollamento del Cie, la trans era stata messa da sola in stanza. Martedì, durante la convalida del fermo, al giudice si era limitata a dichiarare: «Dimoro a Milano, non ho parenti in Italia». Nel 2007 era già stato fatto nei suoi confronti un provvedimento di espulsione, mai eseguito.
Quello di Natale è il primo suicidio nella storia decennale del centro di via Corelli. «Non pensiamo che il gesto dipenda dal fatto di essere nel Cie - dice Alberto Bruno, commissario provinciale della Croce Rossa, che gestisce la struttura - era lì da tre giorni appena, evidentemente era una scelta presa da tempo». Alla notizia della morte, le altre sei transessuali brasiliane fermate e recluse con lei si sono riunite per ore in preghiera cristiana. «Più che arrabbiate sembravano smarrite», racconta chi le ha assiste. Descrivono la compagna morta come «una persona tranquilla»: all´arrivo nel Cie avrebbe anche cercato di calmare un´altra giovane trans che, urlando e piangendo, si era opposta all´internamento. E una delle transessuali ieri pomeriggio ha avuto una crisi da stress che l´ha costretta a passare ore nel presidio medico dove il giorno prima si era invano cercato di salvare la suicida. Un tentativo di soccorso che ha impiegato sette persone, compresi i soccorritori giunti in ambulanza per portare il defibrillatore.
«La prevenzione dei suicidi per noi è una priorità - assicura Bruno - agli ospiti viene fatta incontrare una psicologa». Nella notte fra Natale e ieri una decina di militanti dei centri sociali ha protestato in via Corelli contro «una tragedia annunciata, figlia di un regime di carcerazioni illegali». La protesta si è ripetuta ieri, da parte di una ventina di attivisti dei comitati antirazzisti. L´osservatorio sulle morti in carcere (del quale fanno parte i Radicali) ha intanto lanciato l´allarme sulla possibilità di altri suicidi: «Chi si trova nei Cie - riferisce una nota - non è formalmente detenuto, ma viene privato della libertà e non ha tutele».
Il vicesindaco Riccardo De Corato risponde alle proteste rimarcando «l´assoluta necessità» di questo tipo di struttura, «in particolare per quanto riguarda i viados brasiliani, nucleo duro della prostituzione». Il deputato della Lega Nord Marco Rondini invita a «non strumentalizzare l´episodio per parlare dei Cie come fossero lager, rischiando di fomentare l´odio contro le istituzioni». Il riferimento è alla rivendicazione anarchica della bomba all´università Bocconi del 16 dicembre scorso, che chiedeva di «chiudere i Cie». Per Andrea Fanzago, consigliere comunale del Pd, «la tragedia impone di ripensare l´organizzazione dei centri. Sono stati previsti per garantire la legalità, non per portare al suicidio».
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