Trans e prostitute rompono il silenzio "perchè non si multa palazzo Grazioli?"

La provocazione arriva a metà della conferenza stampa. Quando Monica Rosellini, presidente dell’associazione La Strega da bruciare, dice: «A Perugia, a un poveretto sorpreso con una prostituta hanno confiscato l’auto e l’hanno messa all’asta. Allora che facciamo: Palazzo Grazioli lo mettiamo sotto sequesto, con tutti i festini e le escort che ci sono state?».
Monica Rosellini è una donna che specifica di non vendere il proprio corpo ma di offrire «servizi sessuali» - «perché si vendono servizi non il corpo altrimenti per quanto l’ho venduto il mio oggi sarei senza genitali» - e ieri pomeriggio era seduta al tavolo con i radicali Marco Cappato, Donatella Poretti e Sergio Rovasio, la transessuale Leila Deianis dell’associazione Libellula e Andrea Maccarrone del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli di Roma. Tema: «Transessuali e prostitute hanno qualcosa da dire... (e anche i radicali con le loro proposte di riforma). Nella sede del partito di Pannella e Bonino sono stati affrontati alcuni tabù per squarciare l’ancestrale e italico drappo d’ipocrisia messo in evidenza dai sexgate del presidente del Consiglio e dallo scandalo del video di Piero Marrazzo, ex governatore del Lazio, con la trans Natalì. Così per la prima volta in questi mesi prostitute e trans impegnate nella lotta per i loro diritti hanno parlato. Sinora erano state zitte, rifiutando i numerosi inviti in tv (anche ad Annozero) per non sottomettersi, dicono, alla «logica della strumentalizzazione e del gossip». Tabù numero uno, dunque: la legalizzazione della prostituzione. Poretti ha ricordato la sua proposta di legge in merito. Ma è stata Pia Covre, leader storica del movimento delle “lucciole”, a fare in collegamento telefonico la fotografia della situazione: «Oggi in Italia c’è una guerra alle lavoratrici del sesso. Contro di noi c’è una vera e propria persecuzione, ma fin quando non saremo una società bellissima e perfetta come quella del Mulino Bianco la nostra missione è necessaria».
Anche perché la repressione della destra italiana (a proposito: che fine ha fatto il ddl Carfagna sulla prostituzione? Infierisce sempre Rosellini: «Sarebbe ridicolo tirarlo fuori adesso con tutto quello che è successo a Berlusconi») stride coi vizi privati dei potenti, a partire da quelli del premier. Due peni e due misure (copyright di Dagospia)? Non solo. Mentre molti siti di escort sono stati chiusi per favoreggiamento alcuni quotidiani continuano a pubblicare inserzioni di questo genere al costo di 120 euro al giorno. Tipo il Messaggero di Roma. Anche qui: due peni e due misure?
Insomma per rompere con l’ipocrisia italiana, radicali, trans e prostitute offrono una terza via tra il «primato del gossip» e chi invece vorrebbe tornare ai silenzi discreti della Prima repubblica: cogliere questa occasione di clamore attorno a sesso e politica per estendere e ampliare i diritti civili. Compreso quello alla felicità sessuale. Senza contare che con la vicenda Marrazzo «c’è stata una criminalizzazione mediatica delle trans». Transfobia. In realtà solo una su tre si prostituisce, come precisa Porpora Marcasciano del movimento italiano transessuali, anche lei per telefono. Non solo: «Vendola governatore va bene perché ha fatto da tempo outing. Marrazzo invece no perché si vergogna a dire che gli piace una trans». L’ultima provocazione è di Cappato, sulle immagini del Family Day di due anni fa: «Convocatelo adesso un bel Family Day se ne avete il coraggio».
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